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Elena Sofia Ricci: “In amore mi sono fatta molto male . Ho conosciuto mia sorella a 30 anni. Alberto Sordi mi ha sconvolto”

Elena Sofia Ricci: “In amore mi sono fatta molto male . Ho conosciuto mia sorella a 30 anni. Alberto Sordi mi ha sconvolto”. Elena Sofia Ricci sull’amore, la sorella conosciuta a 30 anni, Alberto Sordi, e non solo, l’attrice fiorentina, 61 anni, si racconta a cuore aperto in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] Nel film di Margherita Buy, «Volare», lei è la rivale che soffia il posto alla protagonista, bloccata dal terrore di prendere aerei.
«Quanto ci siamo divertite. Margherita è bravissima e la commedia le calza bene. Ironica, tosta, capace».

Niente paura dei cieli. E qual è una sua fragilità?
«Forse quella di aver cercato in ogni uomo importante quell’idea astratta di “famiglia tradizionale” che io non ho mai avuto. E così sono inciampata più volte (Ricci è stata sposata con Luca Damiani, da Pino Quartullo ha avuto una figlia, Emma, e dalle nozze con Stefano Mainetti, concluse da poco, è nata un’altra figlia, Maria, ndr.). In amore mi sono fatta molto male».

Elena Sofia Ricci: “In amore mi sono fatta molto male”

Com’è stata la sua famiglia d’origine?
«Mia madre è stata una delle prime scenografe donne, mio padre era uno storico. Si separarono presto, ne soffrii molto, sono cresciuta con mia nonna. Però questa aveva un bel pavimento di legno: io facevo danza classica ed è stato allora che ho cominciato ad amare il teatro. La recitazione, il set, il “fintume”».

I suoi genitori non ci sono più. È riuscita a riallacciare il rapporto con loro?
«Dopo i trent’anni mi sono resa conto che ero stata programmata per odiare mio padre. E allora decisi di ritrovarlo. Sì, sono riuscita a dirgli tutto».

Lei ha una sorella, Elisa, coreografa e danzatrice, nata dal nuovo legame di suo padre. Vi frequentate?
«L’ho conosciuta a trent’anni. È arrivata quando mi sono decisa a fare ordine nel passato. È stata un regalo della vita, un affetto che ho scelto da adulta e non una relazione data per scontata».

[…] Nel film «In nome del popolo sovrano» di Luigi Magni lei ha recitato accanto a Alberto Sordi.
«Un giorno lo vidi fare una cosa che mi lasciò sconvolta: siccome le riprese erano lunghe, ogni tanto sul set ci si riposava. Alberto era in piedi, si era appoggiato ad un muro e dormicchiava così per non sgualcire il costume di scena. Recitare è anche rispettare il film, dal regista ai costumi».

Elena Sofia Ricci: “Alberto Sordi mi ha sconvolto”

Sordi, Mastroianni, Manfredi: lei ha lavorato con personalità di grande statura, perché ha così poca fiducia in sé stessa?
«Mi ci sono voluti trent’anni di psicoanalisi per smettere di dire “Scusate se esisto”, per citare un’opera della straordinaria Cortellesi. Per anni ho chiesto scusa, per anni ho avuto dubbi su di me. Oggi però godo con gioia di quello che ho e, anzi, viaggio tanto perché voglio vivere tutto».

Un altro «affetto professionale», Ugo Tognazzi.
«Mamma mia che caro! E che divertente che era. Dunque, eravamo sul set di Ultimo minuto di Pupi Avati e c’erano i cestini del pranzo. Tutti sanno che per Tognazzi il cibo era molto più di un nutrimento e così lo vedevamo affranto, un giorno dopo l’altro, nello scoperchiare il cestino e trovare sempre il pollo. Un giorno però aprì il sacchetto e spalancò gli occhi: “Un pesce!”, urlò. Noi ci voltammo e allora lui abbassò lo sguardo, aggiungendo: “Un pesce pollo”».

E se le dico Ferzan Ozpetek?
«Rispondo che gli voglio bene. Mi chiamò per Mine Vaganti, ma all’inizio il mio personaggio era praticamente muto, doveva dire solo “al ladro, al ladro”. Gli dissi di sì, perché volevo lavorare con lui. Così, poco per volta, costruimmo e ampliammo assieme la parte, fino a quella figura mitica che è zia Luciana e che molti ricorderanno».

La fede per lei è una forma d’amore?
«Ho ricevuto il dono della fede anni fa, proprio mentre facevo la suora in televisione. Non so se sia una forma d’amore, di certo è una forma di mentalità progressista, perché chi crede ama, ha fiducia nel futuro e negli altri, non si arrocca su sé stesso».

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