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Salute

Cancro ovarico, esame delle urine rileva la presenza: la svolta economica e non invasiva

Cancro ovarico, esame delle urine rileva la presenza: la svolta economica e non invasiva. Nuova arma contro il cancro ovarico, un esame delle urine può rilevarne la presenza in fase iniziale. Si tratta di una vera e propria svolta economica e non invasiva, sviluppata a margine di uno studio condotto dagli scienziati della Virginia Commonwealth University. L’innovativo test delle urine è stato presentato nel corso del 68esimo incontro della Biophysical Society, che si sta tenendo in quedti giorni a Filadelfia, nello Stato americano della Pennsylvania.

Il team, guidato dal professor Joseph Reiner, ha ideato il nuovo metodo diagnostico per individuare neoplasie ovariche. I ricercatori spiegano che ricerche precedenti hanno indicato che le urine di persone affette da tumore ovarico, contengono peptidi. Si tratta di molecole difficili da rilevare con metodologie tradizionali. Per superare queste sfide, gli scienziati hanno creato un test basato su nanopori.

Il metodo

L’approccio prevede il passaggio delle molecole attraverso minuscoli pori, con la misurazione dei cambiamenti nella corrente elettrica mentre l’urina attraversa i nanopori. Utilizzando nanoparticelle d’oro, i peptidi, se presenti nell’urina, si legano a esse creando una firma distintiva.

Il nostro metodo permette di identificare simultaneamente più peptidi. Nelle prove cliniche ne abbiamo riconosciuti 13, compresi quelli associati a LRG-1, un biomarcatore trovato nei pazienti con cancro ovarico“, ha detto Joseph Reiner.

Secondo i ricercatori, nella maggior parte dei casi, quando i tumori vengono rilevati nelle fasi iniziali, il tasso di sopravvivenza a cinque anni dei pazienti migliora del 50-75 per cento. “Abbiamo imparato a distinguere tra le varie firme dei vari peptidi e ora sappiamo potrebbero essere utilizzate per il nostro schema di rilevamento. Il nostro obiettivo finale è quello di sviluppare un test che, in combinazione con altre informazioni, possa facilitare l’individuazione del cancro ovarico in stadio iniziale”, ha concluso Reiner.

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