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Giovani e alcol, buone notizie da uno studio: “Un aspetto è cambiato durante la pandemia”

Giovani e alcol, buone notizie da uno studio: “Un aspetto è cambiato durante la pandemia”. Giovani e alcol, buone notizie da uno studio secondo il quale il consumo è diminuito in modo significativo durante la pandemia di Covid-19, ed è rimasto più basso anche nei due anni successivi alle prime ondate di infezione. È quanto emerge da uno studio, pubblicato sulla rivista ‘Nature Mental Health’, condotto dagli scienziati della Carnegie Mellon University.

Il gruppo di ricerca, sotto la guida di Kasey Creswell, ha monitorato 234 giovani di età compresa tra 21 e 29 anni, precedentemente noti per il consumo di alcol a dosi elevate. I partecipanti selezionati avevano riferito di aver bevuto in modo eccessivo almeno quattro volte nel mese precedente lo studio. Attraverso dati raccolti semestralmente dal febbraio 2018 al marzo 2022, gli scienziati hanno valutato sia la quantità di alcol consumata sia le conseguenze correlate.

I risultati hanno mostrato una riduzione mensile di circa 13 unità alcoliche durante il periodo pandemico, con un diminuito numero di problemi legati all’alcol segnalati dai partecipanti. Queste nuove abitudini sono apparse persistenti anche a due anni dall’inizio della pandemia.

Tuttavia, gli autori dello studio hanno sottolineato che i dati sono relativi a una specifica fascia di popolazione e non possono essere generalizzati senza ulteriori valutazioni sui modelli di consumo alcolico pre e post pandemia. Inoltre, è stato osservato un incremento del 4% nel consumo solitario di alcol, con uomini e donne che hanno mostrato modelli di consumo simili.

Il ruolo della pandemia

“La pandemia ci ha offerto un’opportunità unica per valutare come le misure di mitigazione diffuse come il distanziamento sociale e la chiusura di bar/ristoranti possano aver influenzato il consumo di alcol. I risultati hanno mostrato che il nostro campione aveva ridotto significativamente la quantità e la frequenza di drink”, afferma Creswell.

“Sebbene la disponibilità di bevande alcoliche non sia cambiata durante le restrizioni, il contesto in cui era possibile bere probabilmente era cambiato in modo piuttosto drastico, a causa delle misure di contenimento. Questi risultati evidenziano la natura sociale del bere e sottolineano l’importanza del contesto legato alle occasioni di convivialità”, osserva Aidan Wright, docente presso l’Università del Michigan.

“Nella maggior parte dei casi i giovani che assumevano bevande alcoliche in solitudine dichiaravano che si trattava di un modo per affrontare la difficile situazione. Riteniamo che questo fattore sia legato principalmente alle restrizioni, e che non rappresenti l’indice di un effetto problematico a livello sociale. La diffusione del coronavirus è stata davvero difficile per molte persone. Eppure, per i giovani che bevevano eccessivamente, il Covid-19 potrebbe aver portato a un effetto positivo a lungo termine”, conclude Creswell.

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