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Spettacolo

Juliette Binoche: “Benoît Magime? Da ex mi ha sorpresa. Ho scoperto il segreto che rende il cibo paradisiaco”

Juliette Binoche: “Benoît Magime? Da ex mi ha sorpresa. Ho scoperto il segreto che rende il cibo paradisiaco”. Juliette Binoche su Benoît Magime, l’ex compagno, e non solo, l’attrice ed ex modella francese, 60 anni, parla a cuore aperto in una intervista a ‘Io Donna’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Tran Anh Hùng (in sala dal 9 maggio), premio della regia al Festival di Cannes 2023.
“È un film sulla creatività, sul rapporto di co-dipendenza tra una donna e un uomo: una storia d’amore in cui il non detto è più forte delle parole”.

[…] Dal punto di vista pratico, ha tesaurizzato l’esperienza?
“Sul set ci seguiva Michel Nave, il braccio destro di Pierre Gagnaire (chef parigino da tre stelle Michelin, ndr): ci spiegava tutto e quindi, pure nei giorni in cui non giravo, correvo per avere una lezione privata e gratuita (sorride). Volevo scoprire il segreto che rende il cibo un’esperienza paradisiaca”.

Juliette Binoche: “Ho scoperto il segreto che rende il cibo paradisiaco”

L’ha scoperto?
“Mettere un sacco di burro ovunque! Non ero abituata, uso solo l’olio (sono figlia di una pioniera del mangiar sano!), ma è il burro che crea quel flavour francese…”.

[…] cosa “accende il sole” in lei?
“La fiducia, la necessità di creare, il bisogno di amare… E l’esigenza di Bellezza: non so spiegare perché, ma è così! Nessuno ha intenzione di trascinarsi nella pesantezza, come è inevitabile che succeda se hai l’abitudine di lamentarti, svalutare il prossimo o te stesso. Chiunque aspira a un posto in cui il cuore si senta libero e in pace: raggiungerlo è il nostro compito sulla terra. Ho avuto sin da bambina una forte contezza della morte…”.

Sin da bambina?
“Eh sì (ride), è parte indissolubile dall’essere vivi. Sapere che è un passaggio obbligato per me – e per tutti quelli che mi circondano – mi fa capire che il miglior modo per onorare l’esistenza è essere sinceri verso ciò che proviamo: non è sempre facile ammetterlo con se stessi, né confessare agli altri cosa pensi e di cosa hai bisogno… Devi lasciare andare la paura di non piacere, di non riscuotere l’approvazione. Devi abbandonare il terrore di spostarti in territori in cui non sei sicuro d’essere in grado di sopravvivere”.

[…] Nel film recita con il suo ex compagno, padre di sua figlia (l’attore francese Benoît Magimel ndr). Complicato?
“Quando il regista me l’ha comunicato, per essere sincera, non immaginavo che Benoît avrebbe accettato. È stata una grande sorpresa, ed è stato altrettanto sorprendente il risultato: pur avendo un sacco di vissuto alle spalle, parlare attraverso le parole di qualcun altro ci ha aiutato a dirci cose che non ci eravamo detti. Credo che lavorare assieme (non accadeva da 24, 25 anni) abbia regalato a entrambi un sacco di gioia”.

Juliette Binoche: “Benoît Magime? Da ex mi ha sorpresa”

[…] Vostra figlia Hannah sembra aver ereditato la sua urgenza creativa: sta muovendo i primi passi nel cinema. E pure il suo primogenito Raphaël – nato dal legame con il sub André Hallé – è regista e sceneggiatore.
“Non ho mai avuto aspettative, se non che avessero una passione. Per fortuna è successo, e questo è un dono: la passione ti guida sul tuo percorso, verso la tua vita, ti spinge a esplorare, a perseguire… Hanno quella scintilla di “necessità”: è importante bruciare per qualcosa che è in te”.

Ricorda la scintilla che ha guidato lei verso la recitazione?
“Alla perfezione. Sono stati l’entusiasmo di condividere e il bisogno di agire. A 14 anni ho visto uno spettacolo di Peter Brook e ne sono rimasta affascinata, l’ho trovato interessantissimo, mi ha procurato benessere come spettatore. Alla fine tutti applaudivano, si alzavano in piedi battendo le mani e lì non ho avuto dubbi: “Wow! Se, stando sul palco, posso regalare l’emozione che sto provando ora, ecco quello cui voglio consacrarmi”. E a 17 anni ho avuto la conferma”.

Come?
“Dopo uno spettacolo a scuola. Ho subito comunicato a mia madre (l’attrice polacca Monique Stalens, ndr), che era venuta a vederlo: “Desidero lavorare in questo campo, non so se nella regia, nella scenografia o nella recitazione…”. Non mi importava, mi interessava solo la scena. E lei: “Be’, è molto difficile guadagnarsi uno stipendio!”. “Non importa, il teatro è il posto cui appartiene il mio cuore”. E mamma si è trasformata in una sorta di mentore: mi suggeriva i testi da leggere e, durante le vacanze di Natale, li recitavamo insieme, coinvolgendo mia sorella: le opere di Racine, una dopo l’altra, o Čechov o Molière… Sono cresciuta davvero con questa esigenza di raccontare storie e, benché pure mio padre fosse in quell’ambiente (Jean-Marie Binoche, mimo, regista e scultore, ndr), la mia aspirazione era emersa indipendentemente dall’imprinting familiare”.

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