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Gabriele Muccino: “Imitazione Fiorello mi aiuta a sdoganare un complesso. Post compulsivi? Sopravvivo nella mia giungla”

Gabriele Muccino: “Imitazione Fiorello mi aiuta a sdoganare un complesso. Post compulsivi? Sopravvivo nella mia giungla”. Gabriele Muccino sull’imitazione di Fiorello, i post compulsivi sui social, e non solo, l’attore e regista romano, 56 anni, si racconta in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] «Per Vita da Carlo era un’idea loro: un piccolo cameo con me deciso a de-verdonizzarlo in una scena con Claudia Gerini. Non so come gli sia venuta in mente, questo Muccino così furente… Per Call my agent avevano disegnato un tipo lontano da me: razionale, furbo, uno esperto di business. Gli ho detto: lo faccio volentieri ma io non sono così».

E come è, invece?
«Uno che viene salvato dagli agenti da 27 anni perché faccio casini. Mi vengono a recuperare con la ciambella dal gorgo che mi sono autoalimentato. Se devo entrare nei panni di Muccino che fa Muccino deve essere uno che si crea autolesionismi clamorosi con la consapevolezza assoluta che lo sta facendo ma con il gusto sadico di provocare terremoti. Che evidentemente mi danno un brivido».

[…] E ogni tanto tracima con post compulsivi. Se ne pente?
«È il brivido della cazzata che mi fa agire. Incarno una tipologia umana credo in via di estinzione, masochista, sopravvivo in una giungla che mi sono costruito: canneti, trappole dei Vietcong. Ma nonostante questo continuo a fare film e ad avere successo».

Gabriele Muccino: “Imitazione Fiorello mi aiuta a sdoganare un complesso”

Il suo amico Fiorello si diverte a imitarla. E inventa parodie, come «L’ultimo bacio prima dello schiaffo».
«Ho diversi imitatori: Pierfrancesco Favino, o Antonio Folletto. Mi diverto. La prima volta Fiore lo ha fatto al festival di Sanremo, io ero in giuria. E ormai lo ha messo in repertorio. Mi aiuta a sdoganare un complesso».

Quale?
«Da adolescente non riuscivo quasi a parlare da tanto balbettassi, facevo fatica a esprimermi. Dei vizi di fonetica sono rimasti, non li ho mai curati. Sto bene così. Questa mia difficoltà espressiva è stata una molla propulsiva per fare il cinema, per raccontarmi attraverso altri».

Aver fatto l’attore è stata un po’ una rivalsa?
«Il primo sentimento è stato terrore. Poi mi è piaciuto. Avrei fatto anche più di un episodio».

Cosa ha capito degli attori?
«Che sul set hanno molti tempi morti, mentre il regista è in piena nevrosi a occuparsi di tutto. Li amo, li stimo. Ammiro profondamente il talento, ho bisogno di attori bravi come una Ferrari di un buon motore. Faccio in modo che perdano il controllo per risultare più autentici».

Il nuovo film, «Here now», uscirà il 31 ottobre.
«Un film su quanto sia attraente il lato oscuro, attraverso la storia di un ragazza americana a Palermo. Arriva qui affamata di vita in un’estate, ogni volta che può fare un passo indietro, lei rilancia. La frase chiave è: la vita è il risultato delle scelte che facciamo».

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