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10 anni di poker online in Italia, dagli albori alla crisi odierna

10 anni di poker online in Italia:

Arriva alle candelina della sua torta di compleanno un po’ zoppicando nonostante i soli 10 natali alle spalle, stiamo parlando del poker online che in Italia ha esordito il 2 settembre 2008 e che oggi non se la passa proprio benissimo. Chi pensava che un gioco in cui gli sguardi e il linguaggio del corpo sono elementi fondamentali non potesse coniugarsi in una versione digitale, ergo anonima, si è dovuto ricredere visto che la passione per questo gioco è esplosa proprio grazie al cambiamento di fruizione. Per contro, anche altri classici del casinò vanno via via spostandosi sul web attirando i giocatori e facendo calare i numeri del poker. Una serie di scelte troppo conservative e un clima politico (quello attuale) decisamente ostile al gioco, fanno si che il poker digitale italiano sia arrivato alla sua prima decade con le carte sbagliate, sulle statistiche non sono ammessi bluff ma è certo che ci vorrà qualcosa di nuovo per vincere questa mano.

Dal boom alla crisi, i numeri del poker online
Il poker texano ovviamente non è arrivato alle nostre altitudini solo nel 2008, già prima era possibile giocarlo online, ma dieci anni fa si stabilì di legalizzare anche le puntate in denaro aprendo una nuova frontiera di guadagno. Se andiamo a vedere i dati, l’esordio poté godere del fattore sorpresa nonostante i soli 4 mesi di attività, nel 2009 si ebbe una prima crescita e l’anno dopo si concretizzò il record di raccolta: 3,14 miliardi di euro nel 2010. Da quel punto in poi, il poker online ha perso la sua verve e ha marcato risultati sempre più risicati fino ad arrivare ai 754 milioni del 2016.

Lo dicono anche i dati forniti dal portale Agimeg, agenzia giornalistica sul mercato del gioco, che non è stato un compleanno semplice per il poker online italiano: nel solo mese di settembre, la raccolta è scesa di 800 mila euro in confronto allo stesso mese di rilevazione del 2107; ancora peggio per i cash game che hanno perso un milione. In generale, anche questo settore sta subendo l’annientamento da parte delle grandi aziende che tendono gradualmente ad assorbire le più piccole potendo anche contare sul trasmettere una sensazione di sicurezza del gioco superiore. Ma, probabilmente, il principale motivo di questa recessione è che altri stimoli stanno attirando i giocatori. Il riferimento è ai casinò game che affollano i siti dei principali player del mercato, il lavoro dei programmatori delle aziende che producono questi giochi ormai è tutto orientato su slot machine e giochi casinò, non a caso il settembre di questo settore ha fatto registrare un +16% con ben 8,5 milioni in più rispetto al 2017.

Non a Las Vegas ma in Canada, dov’è nato il poker online?

Interessante è la storia di come questo antico gioco sia approdato sul web. Poco si sa sulla reale origine del poker, probabilmente è stato giocato in molti altri modi rispetto a quelli attuali nel corso della storia. É certo però che, già nel 1800 negli stati del sud degli USA, le carte da gioco francesi si fossero già diffuse. Ma non è alla foce del Mississippi che va rintracciata la rivoluzione tech del gioco, bensì alla fonte, ancora più su degli Stati Uniti, nella regione canadese dell’Alberta. Di qui è originario Randy Blumer, ingegnere meccanico che a 21 anni fece quello che forse è stato il viaggio più importante della sua vita: Las Vegas. Nella capitale del gioco d’azzardo fece conoscenza del Texas Holdem del quale si invaghì completamente, cominciò a diffondere il verbo anche in Canada dove il gioco era ancora poco pratico. Proseguì i suoi studi, avviò la sua carriera, ma con il tempo cominciò a maturare l’idea di spostare il suo gioco preferito dall’analogico al digitale, sul web, che nel frattempo era stato inventato da Tim Berners Lee nel 1990.

All’inizio nessuno dava credito all’intuizione di Blumer, che fece non poca fatica a racimolare i soldi necessari ad avviare il progetto. Poi riuscì a trovare un’azienda di software che gli facesse da partner e partì con dei software in Costa Rica, così nacque Planet Poker, era il 1997. Nonostante questa poker room fosse lontana dallo standard odierno, dalla grafica spartana, con server in continua manutenzione, il monopolio dei primi tempi rese Blumer multimilionario e Planet Poker l’apripista di un nuovo e lucroso business.

Liquidità condivisa, una chance non colta
La situazione attuale non promette bene in ottica futura, l’offerta dell’azzardo va sempre più frammentandosi e restare al passo con il bulimico ritmo con il quale si susseguono le mode è impresa ardua anche per un gioco senza tempo. Altro fattore contingente è un nuovo clima politico decisamente in contrasto con il gioco d’azzardo. L’esecutivo in carica a guida Movimento 5 Stelle – Lega non ha nascosto sin dall’inizio la propria ambizione di contrastare gli imponenti flussi di gioco che puntualmente mette a referto l’azzardo (e che vengono per lo più spesi in slot machine). Così, con il decreto dignità entrato in vigore a luglio, si va a vietare la pubblicità e le sponsorizzazioni per il gioco d’azzardo, uno degli strumenti su cui le aziende del settore avevano puntato di più. Il marketing, di fatto, viene tolto dalle loro mani.

Bisognerebbe cogliere nuove opportunità, seguire il progresso sia riguardo la fruizione del gioco sia ripensando all’intero business. Dall’inizio del 2018, Francia e Spagna si sono lanciate nella liquidità condivisa: in sostanza si tratta di far accomodare ai tavoli da poker i giocatori di entrambi i paesi, tavoli misti che amplino il pubblico raggiungibile e impongano uno stimolo nuovo al settore. Il Portogallo ha aderito in maggio 2018, l’Italia era stata la prima ad aver intavolato la discussione su questa possibilità, perché ne sia ancora fuori non è chiaro, cristallino invece è il fatto che fuori resterà visto l’attuale clima politico e l’assenza di qualsivoglia riforma all’orizzonte.

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