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Disparità Sud-Nord, in Italia è abitudine di vecchia data

Disparità Sud-Nord, in Italia è abitudine di vecchia data

Disparità Sud-Nord, in Italia è abitudine di vecchia data.

Riceviamo e pubblichiamo:

DA 159 ANNI LA POLITICA PER IL SUD NON E’ MAI CAMBIATA

Le differenze si è detto spesso sono una ricchezza per questo paese, ma quando cominciano ad essere un po’ troppo evidenti diventano squilibri. Le differenze in questo paese partono da lontano, già dall’unità d’Italia, passando per il periodo Fascista, fino alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Il Governo Fascista attuò una politica di bonifica per le paludi malariche, in quel periodo, spesero 936 milioni in Emilia, 576 milioni in Veneto e solo 47 milioni in Basilicata, e poi, le terre bonificate del Sud, le diede al lombardo veneto (e pensare che almeno il fascismo bonificò le terre malariche e diede qualche industria, lavoro, scuole, ed infrastrutture fino ad allora negate al Sud).

Il regime però non dimenticò gli imprenditori del Nord. Dopo la Grande Crisi del 1929, per salvarli ancora una volta, nel 1933, crea l’IRI, che acquista a prezzo pieno dalle banche le industrie fallite o prossime al fallimento, le ricapitalizza e le restituisce ai proprietari, quasi “gratis”. Questa prassi arriva ai giorni nostri con la “svendita” di akcuni gioielli di casa nostra ceduti a imprenditori “senza soldi”, e ancora una volta salva le Banche creditrici: tanto paga Pantalone, anzi Pulcinella! (che è meridionale).

«Ma non finisce qui: nel Dopoguerra (Seconda Guerra mondiale), lo stato andò incontro agli industriali del Nord (a scapito di quelli del Sud): le leggi sulla ricostruzione industriale n° 362 del 1/1/44; 449 del ’46; 1419 e 1421 del ’49 ecc., concessero l’80,15% al Nord ed il 16,05% al Sud. Le “leggi prestito” del ’48, ’49, ’50 concessero l’82,39% al Nord. I piani per la ricostruzione dal 1945 al 1950 il 78,99% al Nord».

La suddivisione dei dollari ricevuti con il Piano Marshall fu una vera vergogna: le 7 regioni meridionali che avevano avuto danni di guerra molto più ingenti che nel Nord, ebbero il 10%, mentre il Nord fece la parte del leone: si prese tutto il restante 90%. la Lombardia ebbe US $ 1.366.507 e la Calabria la misera cifra di US $ 14.685!

Tutte le leggi, i decreti ed i favori che hanno salvato “i capaci industriali del Nord” dal 1861 ad oggi, sono impossibili da elencare, ma per chi avesse voglia di conoscerle tutte consiglio gli scritti di Nicola Zitara.

Nell’immediato Secondo Dopoguerra, il presidente di Confindustria, Costa, si oppose alle richieste del sindacalista Di Vittorio che chiedeva di investire parte dei soldi Marshall per un minimo sviluppo industriale nel Sud: «È assurdo: …è più conveniente trasferire manodopera verso Nord», gli rispondeva l’illustre Presidente, ed incrementava gli investimenti nel triangolo industriale Genova Torino Milano…. e ricominciava nuovamente un altro tragico esodo per milioni di famiglie meridionali. L’accanita resistenza degli industriali settentrionali all’industrializzazione del Sud è durata fino al 1962… E dopo averci impedito di “ fare” ci accusano di “non fare”». (Cit. Pino Aprile).

Siamo ai giorni nostri:

In pochissime ore per Venezia ed il nord si è mobilitato tutto il governo nazionale riconoscendo lo stato di emergenza e conseguenti misure economiche a vantaggio della città veneta: 20 milioni, aiuti per i privati e gli esercenti, sospensione dei mutui. E per la Sicilia? Niente di niente.

“L’ondata di maltempo ha creato delle difficoltà che difficilmente sono superabili con la dotazione finanziaria ordinaria del comune di Matera”. I danni, stando ad una prima ricostruzione, ammonterebbero a ben 8 milioni di euro, una vera e propria piaga per una città che da troppo tempo viene dimenticata dalle istituzioni. Difatti, i tg e i vari organi di stampa hanno parlato solo della situazione di Venezia. Ma non hanno prestato attenzione alle problematiche di Matera.

Di Giuseppe Giunto

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