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Festa Coppa Italia, a Napoli nessun maxi contagio: i dubbi sulle morali e sulla saga dell’ipocrisia

Festa Coppa Italia, a Napoli nessun maxi contagio dopo i festeggiamenti del 17 giugno. Da qui i dubbi sulle morali e la saga dell’ipocrisia

Festa Coppa Italia, a Napoli nessun maxi contagio: i dubbi sulle morali e sulla saga dell’ipocrisia. Se state pensando al coronavirus come complotto, questo è l’articolo sbagliato. Non è nostra intenzione mettere in dubbio una pandemia che ha superato i 10 milioni di casi nel mondo provocando oltre 500mila morti. Tantomeno in Italia, tra le Nazioni più falcidiate dal Covid-19, in modo particolare la Lombardia e tutto il Nord dove il tasso di mortalità ha raggiunto picchi molto elevati.

Ciò premesso, lo scorso 17 giugno il Napoli si è aggiudicato la Coppa Italia battendo la Juventus ai calci di rigore (4-2) nella finale giocata all’Olimpico. Al termine della gara migliaia di napoletani si riversano per le strade della città, con caroselli e festeggiamenti che vanno avanti fino a notte fonda. Le immagini della festa, però, raccontano di assembramenti tra persone, molte delle quali senza mascherina.

Apriti cielo! Fiumi di inchiostri versati dai più grandi editorialisti d’Italia per spiegare che i napoletani si erano dimostrati irresponsabili, violando tutte le regole e mettendo a rischio un’intera Nazione (?). Qualcuno l’ha messa sulla provocazione, con la richiesta di riapertura per tutti gli stadi “visto quanto accaduto a Napoli” (sic!) . Per l’occasione si è addirittura scomodata l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per voce di Ranieri Guerra (“Sciagurati!”).

Ma il 17 giugno Napoli contava 35 (trentacinque) ammalati di Covid-19, 26 dei quali chiusi in casa, in isolamento, e i restanti 9 in ospedale. E poi era la festa del Napoli Calcio, dubitiamo che da altre Città si siano aggregati per il solo piacere di festeggiare. Inoltre, 4 giorni dopo, in Campania sarebbe cessato l’obbligo di indossare la mascherina all’aperto, dopo settimane e settimane di contagi 0, o giù di li.

Festa Coppa Italia, a Napoli nessun maxi contagio

Per carità, ci troviamo pur sempre di fronte ad un atteggiamento sbagliato, ma qui sorge spontanea una domanda: hanno fatto ripartire il Calcio senza considerare eventuali festeggiamenti per le vittorie? Allora la colpa degli atteggiamenti sbagliati ricade su chi ha fatto in modo che accadessero, non certo su chi è stato chiuso in casa per 3 mesi, rispettando le regole, fino al punto di azzerare il contagio alla fine del lockdown.

Si, perché se al 17 giugno Napoli risultava tra le Città meno contagiate d’Italia, è perché i napoletani nei mesi in cui contava davvero restare chiusi in casa, lo hanno fatto. A differenza di altri connazionali che fino a pochi giorni fa hanno contribuito ad innalzare la media italiana dei nuovi casi. A dimostrare questa teoria c’è anche lo studio «Conseguenze economiche e sociali del lockdown per Covid-19».

Sedici giorni dopo, dei fiumi di inchiostro versati, delle morali su come ci si comporta in pandemia e su come vivere civilmente, delle provocazioni-fuffa e le ramanzine targate Oms,  rimane solo un ricordo legato all’ipocrisia. Mentre Napoli continua a registrare 0, o pochissimi contagi.

Pur condannando l’atteggiamento dei tifosi azzurri, senza dubbio rischioso, ci sarebbe piaciuto leggere una critica più equilibrata, che avesse tenuto conto del rispetto delle regole dei napoletani (ma anche di tutti i meridionali) nei mesi di emergenza grave. E invece abbiamo assistito alla solita gogna mediatica, assente invece nelle manifestazioni pre e post 17 giugno (vedi Liverpool o Roma 2 giugno). Povera credibilità…

Carmine Gallucci

direttore@brevenews.com

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