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Coronavirus al Nord: test rapidi e proclami di eccellenza, ma il contagio continua. Cosa preoccupa

Coronavirus al Nord: test rapidi e proclami di eccellenza: cosa preoccupa in vista del prossimo autunno

Coronavirus al Nord: test rapidi e proclami di eccellenza, ma il contagio continua. Cosa preoccupa. È di qualche giorno fa la notizia che la Regione Veneto sta sperimentando un nuovo test che in meno di 10 minuti mostra l’eventuale positività del paziente. Questo dispositivo viene prodotto in Corea del Sud e, a differenza dei modelli precedenti, non è sensibile agli anticorpi ma al germe stesso.

Senza dubbio un approccio diagnostico diverso che può dare una grande spinta nell’individuare nuovi focolai. Un sistema che si rende necessario in Veneto, dove da qualche settimana si registrano nuovi casi e dove da qualche giorno si è quasi raggiunta la Lombardia come numero giornaliero di nuovi contagi. Stesso discorso anche in Emilia Romagna, tornata in emergenza dopo qualche settimana di ‘normalità’ post-lockdown.

Applaudiamo le innovazioni, soprattutto se interessano il campo medico, ma sarà la strada giusta per la fine di questo incubo? Perché sono mesi che ascoltiamo dal Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, di situazione sotto controllo e apertura a destra a manca. Poi nel giro di qualche giorno siamo passati da “Il Veneto riparte”, a “Siamo preoccupati per l’indice di contagio”. Due versioni completamente opposte.

E la Lombardia? Va detto che da oltre un mese i contagi giornalieri si stanno abbassando nella Regione guidata da Attilio Fontana. Ma ogni giorno annotiamo una media del 50% dei nuovi casi nazionali. E anche qui sentiamo dire “abbiamo affrontato il virus come da nessun’altra parte”, o ascoltiamo di nuovi approcci ed ordinanze, ma mai una volta zero contagi.

Coronavirus al Nord: cosa preoccupa in vista di ottobre

Anche in Emilia Romagna preoccupano i nuovi focolai, in particolare i due scoppiati in altrettante ditte di spedizioni, che ogni giorno contribuiscono ad alzare il numero dei nuovi casi italiani. Una situazione che però nell’ultima settimana è andata un po’ a migliorare, ma che comunque insieme a Veneto e Lombardia sono da tenere d’occhio in vista di una nuova ondata. Eppure il Presidente Bonaccini chiede più risorse a discapito del Sud che già prende meno…

L’aspetto che più ci preoccupa di tutta la vicenda, non è tanto quello medico, che evidentemente ha fatto degli enormi passi avanti, ma è quello politico. Perché se è vero che l’esperienza e la bravura di autorevoli scienziati, e del personale medico e paramedico, sta migliorando la situazione, è anche vero che i vari Fontana, Gallera, Zaia e Bonaccini non ne azzeccano una nemmeno per sbaglio.

Ogni giorno spunta una novità accompagnata da un proclama, ma il contagio continua. E anche i decessi. E se la cura fosse proprio la rimozione dal proprio incarico di chi non ha saputo né affrontare, né gestire l’emergenza? Perché se a ottobre ci sarà una nuova ondata, molto avrà influito per ciò che non siamo stati in grado di fare oggi, ovvero bloccare il contagio.

Carmine Gallucci 

direttore@brevenews.com

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