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Mancini si racconta: “Stavo per morire, la Madonna mi è apparsa in sogno. Usa 94 la più grande cretinata”

Mancini si racconta: “Stavo per morire, la Madonna mi è apparsa in sogno. Usa 94 la più grande cretinata”. Dagli anni della scuola, al rischio meningite fino alle scelte più importanti della sua carriera, l’edizione online di ‘Tv Sorrisi e Canzoni’ pubblica una carrellata di ‘confessioni del ct della Nazionale italiana.

Un bambino vivace
«La mia maestra si chiamava Anna Maria Bevilacqua. Io ero un po’ vivace quando ero piccolo e quindi a scuola qualche volta creavo qualche problema durante le lezioni. Ero poco attento o magari non studiavo molto. La maestra parlò con mia mamma e mio papà: “La mattina prima di venire in classe, anziché il latte, dategli la camomilla” e quindi per un po’ mi diedero la camomilla la mattina. Questa maestra mi voleva veramente bene!».

Quando si ammalò di meningite
«Da bambino ho avuto la meningite. Ricordo tutto di quei giorni. E ci ripenso spesso. A 10 anni ero piccolo per comprendere sino in fondo quello che mi stava capitando. Ma quando ho iniziato a capire che ci si poteva morire, non ho più smesso di pensarci. Ed è ancora così».

La devozione alla madonna
«Mi aveva parlato di Medjugorje tanti anni fa il nostro parroco di Genova, ai tempi della Sampdoria. Lui ci andava negli anni in cui era quasi impossibile andare, quindi stiamo parlando degli Anni 80, quando c’erano dei problemi… Io non l’avevo mai vista (la Madonna, ndr), cioè non l’avevo mai conosciuta, eppure prima di andare mi è apparsa in sogno… non ho proprio la minima idea. Non lo so, è stata una cosa veramente stranissima. Poi sono andato e gliel’ho anche detto. Ci siamo parlati diverse volte… Io capisco che ci possano essere persone che non credono in questo ma io credo che il pensiero vada rispettato».

Mancini si racconta: “Stavo per morire, la Madonna mi è apparsa in sogno”

[…] Lui e Vialli
«Eravamo molto diversi. Ma proprio queste differenze ci hanno unito, ci hanno reso inscalfibili. Nessuno riusciva a entrare nel nostro mondo, eravamo l’unione che fa la forza, una cosa da brividi. Ricordo con emozione quegli anni. Era un periodo speciale. Tutto doveva ancora avvenire e noi eravamo ventenni, veloci con la testa e con i piedi. Vivevamo a Genova, una città che ti permette di fare tutto quello che vuoi».

Il rifiuto di andare ai Mondiali del 1994
«Fu una cretinata enorme, perché in quel Mondiale, tra gli infortuni, le squalifiche e il grande caldo, avrei giocato moltissimo. Risultato: non ho giocato un minuto al Mondiale, e la trovo un’assurdità, anche se in buona parte la colpa è mia».

[…] Gli piaceva il pianoforte
«Sono abbastanza stonato. Saper cantare bene e saper suonare uno strumento era, però, uno dei miei sogni. Ma non sono mai riuscito a migliorare. Mi piaceva il pianoforte. Tutti gli strumenti hanno una classe enorme, però credo che il pianoforte sia qualcosa di particolare rispetto agli altri».

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