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Bimba stuprata dal nonno resta incinta a 11 anni: la famiglia rifiuta l’aborto

Bimba stuprata dal nonno resta incinta a 11 anni: la famiglia rifiuta l’aborto. La storia agghiacciante arriva dalla nella città boliviana di Yapacaní, vicino a Santa Cruz, nel centro del paese sudamericano. Qui la famiglia di una ragazzina di 11 anni rimasta incinta dopo che il nonno adottivo di 61 anni l’avrebbe violentata, si è rifiutata di far abortire la giovanissima vittima arrivata già al quinto mese di gravidanza.

La piccola è stata violentata dal genitore del suo patrigno, che ha mezzo secolo più di lei. La famiglia della ragazza aveva inizialmente accettato l’aborto, ma poi ha cambiato idea e ha firmato il consenso a continuare la gravidanza. Secondo la direttrice della Women’s House, Ana Paola García, la bambina ha confessato a una delle sue cugine di aver “sentito strani movimenti nella pancia”, ha detto al quotidiano EFE.

Secondo la cugina, la piccola “non vuole diventare mamma”. García ha aggiunto: ”Quello che viene fatto con questa creatura è un crimine”. Ed ha ragione, soprattutto se si considera che alla piccola è stata somministrata una prima dose del farmaco per l’interruzione della gravidanza.

“Non possiamo costringere una ragazzina di 11 anni a portare avanti un processo di gestazione di nove mesi, è tortura”, ha detto ancora García che sottolinea come ci siano state 40mila gravidanze di bambini sotto i 18 anni in Bolivia nel 2020, una media di 109 ragazze al giorno.

Bimba stuprata dal nonno resta incinta a 11 anni: l’orrore

Come riporta il Daily Mail, l’aborto è legale in Bolivia dal 1970 in caso di presunto stupro o aggressione sessuale. Tuttavia, è stato possibile farlo senza un ordine del tribunale solo da una sentenza costituzionale nel 2014. Da allora è necessario solo un documento firmato dalla vittima che dichiara di essere informata sulla procedura di aborto.

La decisione della famiglia di far portare avanti la gravidanza potrebbe essere stata influenzata dalla Chiesa cattolica, secondo cui “l’unica soluzione è salvare, prendersi cura e sostenere amorevolmente entrambe le vite“. Per la Chiesa l’aborto è “un delitto e non si risolve con un altro delitto, l’aborto non rimedia allo stupro, né dà serenità alle coscienze, anzi, lascia a lungo ferite psicologiche più gravi“.

Ma la decisione di non interrompere la gravidanza sarebbe contraria alla volontà dei medici della ragazza e dell’autorità giudiziaria. Il suo patrigno è in custodia nella prigione di Montero, a nord di Santa Cruz, accusato di stupro aggravato di una ragazza.

La vittima e sua sorella di 15 anni vivevano con il sospettato dallo scorso febbraio poiché i loro genitori lavoravano lontano da casa. A quanto si apprende, la piccola ha cercato di sfuggire invano agli abusi, che sarebbero iniziati lo scorso maggio.

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