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Spettacolo

Ludovica Nasti: “La malattia battaglia difficile, ho visto morire bambini in reparto. Coi capelli è arrivata l’amica geniale”

Ludovica Nasti: “La malattia battaglia difficile, ho visto morire bambini in reparto. Coi capelli è arrivata l’amica geniale”. Ludovica Nasti, la malattia è non solo, l’attrice napoletana, 16 anni, racconta il suo percorso verso la guarigione dalla leucemia in una intervista a ‘Vanity Fair’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi

La malattia ti definisce ancora?
«È uno dei tanti elementi che mi definiscono, è stata una battaglia difficile, ma mi ha insegnato che ci sono cose che ti fanno male e altre che sembra che te lo facciano, quando invece non è così. Ho imparato a non lamentarmi per i problemi banali».

Ti ha cambiata anche se eri piccola?
«Mi ha dato un modo diverso di guardare la vita: noi ragazzi siamo convinti di avere diritto a tutto, e subito. Io invece penso che ci voglia tempo, pazienza, studio. Perché la vita è una cosa preziosa che va coltivata. Io durante il percorso, ogni mattina che appoggiavo i piedi per terra, mi sentivo grata e felice. Essermi ammalata da bambina credo abbia reso tutto più facile: capivo e non capivo, e mi fidavo del racconto di mia mamma che è sempre stato onesto, ma positivo. Quando entravano dei bambini nuovi in reparto, i medici mi dicevano di parlare con loro per tirarli un po’ su di morale. Prima che iniziassero a perdere i capelli per la chemio dicevo a tutti il mio motto: “Ricresceranno più forti e più belli”. Ed è vero, perché io adesso ho capelli bellissimi».

Ludovica Nasti: “La malattia battaglia difficile, ho visto morire bambini”

[…] Hai mai avuto la sensazione di essere in pericolo?
«Anche se ho visto morire bambini che erano in reparto con me, e anche se ogni volta che faccio i controlli provo un’emozione molto forte, non ho mai veramente avuto paura di non farcela. L’amore dei miei genitori e dei miei fratelli mi ha sempre fatta sentire protetta. E, quando sono tornata a casa, il fatto che mamma e papà si alternassero al lavoro per stare con me mi sembrava solo una cosa bellissima. Con papà giocavamo a Maria De Filippi: io cantavo, ballavo, lui faceva il giudice».

Proprio una cosa da attrice nata.
«No, no, per niente. Non ho mai recitato nemmeno a scuola, in chiesa, niente. Dicevo a mia mamma: “Non provare a iscrivermi che tanto non vado”. L’idea del pubblico mi imbarazzava. Tutto è nato da alcune foto che ho fatto dopo essere guarita, per festeggiare i miei capelli. Quei ritratti sono arrivati a chi faceva il casting per l’Amica geniale, e mi hanno chiamata. La selezione è durata sette mesi. Per sette mesi non ho mai saputo, né chiesto, se la parte fosse mia. Ma continuavano a chiamarmi per fare provini accanto a diverse attrici che dovevano interpretare Elena».

[…] Adesso che fai l’attrice la tua vita è diversa?
«Sono solo più felice, mi sento dentro una magia. La mia vita è normalissima: vado a scuola, vedo i miei amici, sto con la mia famiglia. La normalità mi tiene con i piedi per terra».

[…] È cambiato qualcosa nelle tue amicizie?
«I miei amici sono quelli di sempre, con loro parlo pochissimo del mio lavoro. E non mi piace essere al centro dell’attenzione: preferisco sempre ascoltare».

Ti sei mai innamorata?
«No, per ora ho avuto solo simpatie. Arriverà anche per me la persona che mi farà perdere la testa».

Hai 16 anni: come definiresti i ragazzi della tua generazione?
«Speranzosi. Sogniamo un futuro migliore, anche a livello dell’ambiente. Ma forse, mi dico a volte, dovremmo fare di più. Dobbiamo essere noi giovani a dimostrarci attenti, prudenti nei consumi, perché il futuro siamo noi, non i nostri genitori. Possiamo davvero fare la differenza compiendo certe azioni, evitandone delle altre»

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