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Spettacolo

Bryan Adams: “Milano? Il periodo più noioso della mia vita. Cani mandati sulla terra per salvare l’umanità”

Bryan Adams: “Milano? Il periodo più noioso della mia vita. Cani mandati sulla terra per salvare l’umanità”. Bryan Adams su Milano e non solo, il rocker e cantautore canadese, 66 anni, racconta il suo periodo vissuto nel capoluogo lombardo, tra le altre cose, in una intervista rilasciata all’edizione fiorentina de ‘Il Corriere della Sera’.

“So happy it hurts” parla di libertà. Cos’è per lei la felicità e perché sono così importanti le connessioni umane?
«Sono contento mentre guardo avanti, non mi soffermo sul passato. La felicità è nelle piccole cose, non c’è una soltanto che mi dà gioia. I legami umani sono importantissimi, siamo fatti per comunicare. Se mi chiedi cosa mi serve, ti rispondo: un cane. I cani sono stati mandati sulla terra per salvare l’umanità, lo credo davvero».

Con “(Everything I Do) I Do It For You”, vince un Grammy, quindici milioni di copie, è candidato all’Oscar, è nei primi 15 singoli più venduti della storia: come si è goduto tutto quel successo negli anni 90?
«La cosa buffa è che sinceramente non ricordo molto degli anni ‘90, sono passati in un attimo. Il lavoro da fare era tanto, altrettanti i concerti, i tour erano estenuanti e coprivano diverse tappe, troppe. Abbiamo suonato anche in paesi che non avevano mai ospitato spettacoli di grande portata, ma noi, imperterriti, ci stavamo facendo strada in tutto il mondo. Non c’era molto tempo per pensare al successo, restavamo ben concentrati sul rock».

Bryan Adams: “I Cani sono stati mandati sulla terra per salvare l’umanità”

Negli anni ’80 e ’90 le sue canzoni finivano puntualmente in classifica, anche oggi il pubblico aspetta di ascoltare i suoi successi più clamorosi, da “Heaven” a “Summer of ’69”. Com’è cambiato in questi anni il mondo del rock?
«La gente viene ancora a vedere i concerti rock, questo per me è incredibile. Tutto ciò che ho sempre voluto, e che ho fatto, è scrivere canzoni per me stesso, che mi soddisfacessero. Mi creda, è enormemente gratificante che le canzoni abbiano superato la prova del tempo».

Lei è rimasto uno degli ultimi rocker in circolazione. Aveva ragione Neil Young quando cantava “rock’n’roll never die” oppure anche il rock andrà a finire?
«L’ultimo rocker in circolazione mi piace parecchio come definizione, grazie. La gente ama ancora la musica rock, se c’è una cosa strana è che la radio non l’accolga più».

Vede all’orizzonte qualche artista o qualche band che può seguire le orme di voi vecchi leoni del rock?
«Non proprio, non c’è un nuovo Axl Rose, non c’è un nuovo Bono, ed è un peccato. Mi piace il gruppo australiano degli Airbourne, potrebbero essere la prossima grande rock band».

Bryan Adams: “Milano? Il periodo più noioso della mia vita”

[…] Pare che in tempo di Covid abbia trascorso la quarantena a Milano: che cosa vedeva dalla finestra?
«Non molto, a dire il vero, è stato uno dei periodi più noiosi della mia vita. Sono stato fortunato perché mi sentivo bene, non sono stato ricoverato, chiuso però in quarantena, sì. Mi sdraiavo a leggere o a scrivere, ho iniziato a contare le ambulanze che passavano. Mi annoiavo tantissimo».

[…] È stato il primo artista rock occidentale a visitare il Vietnam dalla fine della guerra, era il 1994. Ci racconta quell’esperienza?
«Un paese carico d’emozione con tante restrizioni, c’era stato detto di non andarci, come in molti altri posti del resto, ma volevo farlo a tutti i costi. E ho trovato persone incredibili».

È molto attivo sul fronte campagne ambientaliste. “Grazie a Bryan Adams il 90% delle balene oggi viventi sulla terra sono state salvate”, ha detto David McTaggart, presidente di Greenpeace. Una bella vittoria.
«Amavo David, era un vero “eroe della Terra” e uno dei fondatori di Greenpeace a Vancouver negli anni Settanta. Negli anni ‘90 abbiamo fatto una campagna per creare il Santuario delle balene dell’Antartico meridionale: mettemmo migliaia di cartoline sui sedili, chiedendo alla gente di scrivere ai governi dei Paesi che stavano cercando di vietare il santuario. Alla fine è stato creato, anche se non saprò mai quanto merito abbiamo avuto. Ricordo però che il Primo Ministro delle Isole Salomone scrisse al mio ufficio, dicendo: “Per favore, smettete di mandare cartoline – voteremo per il santuario!”».

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