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Emily Blunt: “Oppenheimer? Chris Nolan mi ha convinto con una frase. A 40 anni mi fermo un po’”

Emily Blunt: “Oppenheimer? Chris Nolan mi ha convinto con una frase. A 40 anni mi fermo un po’”. Emily Blunt su Oppenheimer e non solo l’attrice britannica, 40 anni, veste i panni della cognata del fisico inventore della bomba atomica. Ne parla in una intervista a ‘Io Donna’ della quale vi proponiamo alcuni passaggi.

“Tutto è nato da una lunga chiacchierata esistenziale con Chris (Nolan, il regista, ndr ). Poi lui è passato a parlare di Oppenheimer, del ruolo di Kitty, e mi ha lasciato leggere la parte. «Kitty, vedrai, è una vera forza della natura, un personaggio monumentale»: così me l’ha presentata. Mi ha incoraggiata a leggere American Prometheus di Kai Bird e Martin J. Sherwin […] e ho cominciato ad appassionarmi.

In quella biografia Kitty appare come una donna che non tollera le chiacchiere da salotto, ma è avida piuttosto di discorsi profondi e impegnativi. Per me quello è diventato subito una sorta di ritornello-chiave che definiva la persona e la sua personalità. Era una donna molto intelligente, ma compressa dalle regole conformiste degli anni ’50: il modello ideale di moglie e madre di quel tempo non era fatto per lei, le stava strettissimo. L’isolamento e la solitudine di Los Alamos, poi, davano un senso di claustrofobia a un tipo così socievole e aperto. Per farla breve, Kitty mi “scoppiò dentro” e mi vinse: interpretarla è stata un’autentica gioia”.

[…] A lei Kitty piace perché è un personaggio che ispira poca simpatia. Anche la sua Cornelia Locke in The English non era una donna che suscitasse grande empatia.
“Non sono affatto d’accordo: ho subito provato per Cornelia un forte trasporto, la sentivo sensibile, una che – nonostante i traumi subiti – continuava a credere, sperare e amare. E Kitty era piuttosto unica, poco incline ai compromessi, speciale per quei tempi. La capivo, conosco donne come lei”.

Ma non sono cambiati tempi e condizioni per noi donne? Oggi non siamo più negli anni ’50.
“Certo, c’è più spazio per esprimerci, lo vedo anche con le mie figlie (Hazel e Violet, 9 e 7 anni, avute dall’attore e regista John Krasinski, ndr ), nei discorsi che affrontano a scuola. Le loro regole sono diverse dalle mie, soprattutto se penso a quando avevo la loro età. Tuttavia c’è ancora da fare, noi donne dobbiamo sgomitare assai più degli uomini per arrivare”.

Emily Blunt: “Oppenheimer? Chris Nolan mi ha convinto con una frase”

Secondo lei ora al cinema ci sono personaggi e ruoli più complessi, meno stereotipati?
“Sì, e ovviamente dipende tutto dalle sceneggiature. Ma continuano a esistere personaggi convenzionali; io cerco quelli che sento speciali, più umani. Ma attenzione, evito anche il ruolo della donna tosta a tutti i costi, prepotente: solo l’idea mi fa infuriare. “Un tipaccio duro” è un’espressione che detesto. Mi interessa, se mai, una donna che è abbattuta, striscia, si rialza ed esce con disperazione da una situazione che non era preparata ad affrontare. Questo sì è un bel ruolo, non quello di qualcuno che ha già tutte le risposte pronte. Insomma: è ovvio che tutte le attrici vogliano dei personaggi complessi, con mille sfaccettature… Io cerco una donna che sfugge, è enigmatica, formata da tanti elementi, anche contrastanti. Nessuno è definito da un solo aspetto di sé, nessun istante è unico in sé”.

Ha le idee chiare su ciò che vuole nel lavoro. E nella vita?
“Ho compiuto 40 anni e mi piace! Ho imparato tanto e il percorso che mi aspetta appare più delineato. A quest’età non ti agiti più di tanto e non ti perdi dietro a cose inutili. Se qualcosa non mi va non l’accetto, ma accetto invece l’idea di non essere felice per certe cose. Un tempo ero piena di paure, ora mi sento più calma e felice. Sono felice ogni giorno, sul serio”.

Non le ho chiesto di Nolan: film stimolanti, cerebrali, spesso destabilizzanti. Come descriverebbe l’esperienza?
“Oppenheimer non crea confusione, ti prende però alla gola e non lascia la presa sino alla fine. Chris sul set trasmette, all’opposto, una sensazione di tranquillità e fiducia. Il suo cervello magari è in fiamme, un uragano di idee e sensazioni, ma lui le controlla. È diretto, non fa complimenti inutili, ed è perennemente concentrato. Quando giri sei spesso insicuro… Io non ho mai provato tanta libertà come su questo set: ti sentivi libero perché eri libero. Eri nelle mani di quest’uomo che si occupa e preoccupa per te. Io un regista l’ho sposato e so cosa vuole dire avere sulle spalle tutto quel peso”.

Cosa vede nell’immediato futuro?
‘Prendo un anno tutto per me. Intendo passare la giornata a bighellonare, mi ricarica. L’ultimo periodo è stato piuttosto intenso e ora voglio essere presente con le mie ragazze: crescono in fretta e non voglio perdermi niente delle loro tappe”.

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