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Donna agonizzante al parco, i paramedici la lasciano morire per non sporcarsi con fango ed escrementi di uccelli

Donna agonizzante al parco, i paramedici la lasciano morire per non sporcarsi con fango ed escrementi di uccelli. Una donna trova agonizzante al parco, è stata lasciata morire dai paramedici che non volevano sporcarsi con il fango e gli escrementi di uccelli. È successo nel 2020 al Lago Vittoria a Maryborough, Victoria, Australia. A finire nei guai è un paramedico che nei giorni scorsi è stato ascoltato dai giudici che hanno avviato il processo.

La vittima, 70 anni, non è stata soccorsa nonostante il suo cuore battesse ancora perché i paramedici non hanno voluto eseguire la rianimazione su un terreno fangoso punteggiato di escrementi di uccelli. Secondo quanto riferisce il Melbourne City News, la donna era cosciente e reattiva, ma poi ha iniziato a emettere “suoni incomprensibili”, prima di spirare.

Uno dei paramedici sotto inchiesta ha detto ai colleghi che “non pensava che valesse davvero la pena iniziare” la rianimazione, secondo i documenti depositati presso il Tribunale civile e amministrativo di Victoria. Un collega ha risposto che non era “giusto” non tentare di salvare la donna, tuttavia un’indagine interna ha rilevato che il maggior responsabile aveva detto a un medico che c’era un “consenso” per non tentare la RCP.

“L’opinione comune era di chiamarlo perché non inizieremo la RCP”, ha detto, prima di dire a un centralinista radiofonico di bloccare gli altri equipaggi che erano in viaggio. Il paramedico ha detto di aver deciso contro la RCP anche perché la donna era sovrappeso e il terreno vicino conteneva escrementi di uccelli, si legge dalle carte del tribunale.

Individuato il maggior responsabile

Al tribunale è emerso anche che il paramedico in seguito aveva detto agli investigatori che non si era pentito delle sue azioni e che avrebbe fatto la stessa cosa in circostanze simili. Gli avvocati del Paramedicine Board of Australia hanno affermato che l’indagato aveva “mancanza di rimorso” e che sapeva che le sue azioni avrebbero portato alla morte della donna.

Gli avvocati del paramedico hanno sostenuto che anche gli altri colleghi presenti sulla scena quel giorno erano in parte responsabili, aggiungendo che ora lui “accetta il suo ruolo nell’esito”. Il paramedico è stato sospeso dal lavoro poco dopo la morte della donna e che aveva smesso di svolgere l’attività sanitaria.

Nella sua decisione, il tribunale ha affermato che l’imputato “comporterebbe comunque un rischio inaccettabile per il pubblico se cercasse di tornare come paramedico”. Il tribunale lo ha sospeso dalle attività per cinque anni. Gli è inoltre vietato prestare assistenza sanitaria, compreso il primo soccorso, per lo stesso periodo di tempo. Sulla morte della donna non è stata avviata un’inchiesta.

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