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Spettacolo

Giuliano Sangiorgi: “Pino Daniele mi zittì con una frase. Al San Diego Maradona live dedicato a lui”

Giuliano Sangiorgi: “Pino Daniele mi zittì con una frase. Al San Diego Maradona live dedicato a lui”. Giuliano Sangiorgi su Pino Daniele e non solo, il frontman dei Negramaro parla delle celebrazioni in programma per i 20 anni della band salentina in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Nel 2023 avete festeggiato vent’anni, e a giugno suonerete prima allo stadio Maradona e poi di nuovo a San Siro.
«Un sogno che si avvera. È il posto dei santi che ritorna: Sangiorgi, San Siro e San Diego Maradona, come l’ho ribattezzato io».

Il live di Napoli lo dedicate a Pino Daniele.
«Non potevo dimenticare chi mi ha portato fin lì e mi ha insegnato ad amare la musica. Sulla mia prima chitarra elettrica imparavo le canzoni di Deep Purple, Malmsteen e Pino Daniele, un napoletano che suonava blues come nessun altro. Lo incontrai per la prima volta a Radio2 Social Club. Quando lo vidi saltai dalla sedia. Mi disse cose stupende della nostra Solo tre minuti. Io, alla chitarra, gli feci ascoltare tutto il suo repertorio. Non ci poteva credere che un ventenne conosceva tutte, ma proprio tutte, le sue canzoni».

«Hai l’anima dello stesso colore mio» le disse per convincerla a scrivere per lui…
«Mi zittì con questa frase, me la sarei tatuata».

Di che colore è la sua anima?
«Ha il colore del focolare domestico, che sia del Sud, del Nord o di Marte lo riconosci sempre. Quando è morto mio padre l’assenza della sua telefonata appena sceso dal palco aveva dimezzato la gioia del concerto. Prima di entrare in scena chiamo tutta la famiglia: Ilaria, Stella, mia madre, i miei nipoti. È un in bocca al lupo continuo. Se qualcuno non risponde ritardo l’inizio del live».

Giuliano Sangiorgi: “Pino Daniele mi zittì con una frase”

[…] Gli inizi.
«In famiglia girava musica buona. Negli interminabili viaggi in macchina, per andare a casa di mio padre in Sicilia durante la Settimana Santa, ascoltavamo Lucio Dalla. Eravamo mamma, papà, e noi tre figli. A casa c’era un pianoforte, era di mio padre, il regalo per i suoi quarant’anni, ma ci mettevano sopra le mani anche i miei fratelli Luigi e Salvatore che ora fanno gli avvocati e sono nel management della band. L’unica che ha studiato al Conservatorio è la sorella di papà, zia Daria. Ma nessuno di noi è mai andato a scuola di musica».

[…] Che papà è?
«Stella è una magia. Da piccolina Ilaria e io la imploravamo: “Quando ti svegli ci devi avvertire, piangi, altrimenti continuiamo a dormire”. Mangia tutto, anche le verdure. Non ho motivi per sgridarla. Sono l’ombra di mio padre, l’ho molto amato e rispettato: non mi ha mai messo in punizione. Mai uno schiaffo, non gliene davo occasione. Mancherò di autorevolezza, però non me ne preoccupo. Mi auguro che Stella possa trovare in me l’amore che io ho trovato in lui».

Qualche marachella l’avrà fatta.
«Non ho mai nemmeno marinato la scuola, a Lecce si dice nnargiare, mi manca quel rock’n’roll dell’anima (ride)».

Torna spesso in Puglia?
«Sì: tre mesi d’estate, a Natale, a Pasqua. Con mamma ci scriviamo, scambiandoci tantissima vita. Giù ci sono i miei fratelli e anche la sala prove dei Negramaro».

[…] Incontri speciali.
«Elisa entrò in studio di registrazione, era il 2002. Ero seduto al pianoforte di Mauro Pagani, senza dirci una parola abbiamo cantato Dancing. Del resto i Negramaro sono in Sugar perché ammiriamo lei e Caterina Caselli: due esempi di come rimanere indipendenti e arrivare al mainstream».

Giuliano Sangiorgi: “Ora sto scrivendo per Patty Pravo”

E Mina?
«“Vienimi a trovare”. Non sono mai andato. Succederà. Mi è bastata la sua telefonata, dopo una serata a Torino dedicata a lei. Cantai Un anno d’amoree Bugiardo e incosciente. Fra il pubblico c’era la figlia Benedetta e le fece sentire al telefonino tutta la mia esibizione. Alle 3 e mezza del mattino squilla il telefono. Benedetta: “Ti passo una persona”. Io: “Non farmi scherzi”. Poi arrivò la sua voce: “Incredibile, spacchi la nota”. Aveva ascoltato Bugiardo e incoscientein tutte le salse e non le era mai piaciuta. A un certo punto mi fa in romanesco: “Buttame du’ scarti”. Ma ovviamente a Mina non si danno gli scarti. Per lei ho composto Brucio di te e E così sia».

La cercano in tanti.
«E ogni volta mi stupisco. Ora sto scrivendo per Patty Pravo. Ornella Vanoni telefona mentre si fa i massaggi: “Uomo focoso, che fai?”. Mia madre e Ilaria mi dicono: “Ma com’è che non ti abitui mai? Sembri un deficiente che è stato chiamato da Lady Gaga”».

Sulla cassetta che ascoltò suo padre lei scrisse «Giulianotti for president», citando Jovanotti.
«Per me era una leggenda. Lorenzo è stato un fulmine a ciel sereno nella musica italiana. Andavo in giro con cappellino e canotte, mi nutrivo di Gimme fivee Gino Latino. Vidi dio quando lo incontrai a Roma, durante il Live Aid. Lui, con il suo sorriso luminoso, ci venne incontro, in mano il primo album dei Negramaro: “Oh ragassi, ho ilvossrodisco mi fate un autografo?”».

Imita tutti benissimo…
«Sono un po’ pagliaccio. Ho sempre paura che gli altri non stiano bene. A volte sto peggio di loro ma fingo. È tremendo, ci sono sempre, anche nei momenti in cui vorrei sparire».

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