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Cinema

Stefano Accorsi e Fabio De Luigi: “50 km all’ora nato con una videochiamata. All’inizio il momento più difficile”

Stefano Accorsi e Fabio De Luigi: “50 km all’ora nato con una videochiamata. All’inizio il momento più difficile”. Stefano Accorsi e Fabio De Luigi su 50 km all’ora, i due attori, per la prima volta insieme al Cinema, parlano della commedia “on the road”, in una intervista a ‘TV Sorrisi e Canzoni”. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Stefano, Fabio: ci raccontate il vostro incontro?
Fabio De Luigi: «Ho mandato il mio copione a Stefano e poi ci siamo visti in videochiamata per parlarne. Aveva entusiasmo, era pieno di suggerimenti per il personaggio e questo mi è piaciuto».
Stefano Accorsi: «Però è sul set che ci si conosce davvero, tra le prove, i pranzi, le chiacchierate nelle pause… È stato un viaggio come quello dei due protagonisti».

Ci presentate i vostri personaggi?
De Luigi: «Il mio Rocco è molto legato al posto dove è cresciuto, forse è poco coraggioso, di certo è vittima di un amore paterno troppo ingombrante. Quando i genitori si sono separati lui è rimasto a prendersi cura del padre malato, interpretato nel film da Alessandro Haber. L’altro fratello invece se n’è andato, come la mamma, e da allora i due non si sono più rivisti. Con tutti i rancori del caso».
Accorsi: «Il mio Guido è continuamente in fuga da tutto. Esuberante, un po’ arrogante, si è creato una bella corazza ma si è anche allontanato dalle emozioni più profonde. Ed è più sensibile di quanto appaia».

Vi assomigliano, questi personaggi?
Accorsi: «Dipende. Però anche a me accade di capire le cose importanti un attimo dopo, e poi inseguirle. Come a Guido».
De Luigi: «Io apparentemente sono molto stanziale, come Rocco: non sono mai andato davvero via da Santarcangelo. Però mi sento un po’ zingaro: la Romagna è il porto sicuro dove torno dopo aver girato il mondo».

[…] Ricordi dal set?
Accorsi: «Il momento più difficile è stato all’inizio: era cominciata l’alluvione e continuava a piovere. Un giorno però c’era una scena in cui era prevista la pioggia. “Finalmente” direbbe qualcuno… Ma pioveva così forte che abbiamo dovuto aspettare che diminuisse almeno un po’!».
De Luigi: «Tante difficoltà, ma adesso ho solo ricordi belli. Eravamo come una compagnia di giro, abbiamo attraversato la regione dove siamo nati. E dirigendo questo film ne ho scoperto angoli meravigliosi, come il Monte Cimone, o il paesino di Fanano».

Ma voi avevate un motorino da ragazzi?
Accorsi: «Come no, ricordo quando ho preso il primo, a 16 anni. Era un “cinquantino”, per la precisione un Fantic Caballero. “Con questo vado in capo al mondo!” pensavo. Poi sono arrivati il Sì, la Vespa, una Ducati».
De Luigi: «Io prima ho ereditato quello di mio fratello, una specie di parodia del Bravo. A 14 anni avevo un modello con le marce. E poi la sella lunga. L’idea era portarci le ragazze, ma non sempre ci riuscivo… Però già avere la sella lunga era una dichiarazione di intenti!».

[…] Visto che nel film siete “fratelli diversi”, facciamo un gioco di confronti. Chi di voi è più allegro?
De Luigi: «Lui. È allegro e sereno. E lo è sempre».
Accorsi: «No, lui. Parte serio ma poi esce la battuta: ha il colpo di coda della risata».

Chiacchierone?
De Luigi: «Sempre lui. Specie al telefono. Lascia messaggi vocali di un certo impegno. E poi è “multitasking”, parla e intanto fa un sacco di cose».

Puntuale?
Accorsi: «Lui. Io sono puntuale sui dieci minuti di ritardo. E infatti sul set mi danno sempre l’appuntamento un po’ prima e io penso “Ma perché alle 7.50? O alle 8.20? Che orari sono?”».
De Luigi: «Io sono il campione del mondo della puntualità, pronto a sfidare chiunque. Odio arrivare tardi, non lo sopporto proprio».

[…] Ottimista?
Accorsi: «Io. Lui è più prudente, quasi scaramantico».
De Luigi: «Non pratico l’ottimismo. Sto sempre con la guardia alta, mi preparo all’impatto e se poi non arriva… sono contento. Come con il film: quando ho visto che son davvero riuscito a finirlo, e che mi piaceva, ho pensato “ah, che bello!”».

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