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Signorini: “Momento più difficile? Mi ritrovai solo e senza lavoro, poi quella cena. A 30 anni ho scoperto di essere gay”

Signorini: “Momento più difficile? Mi ritrovai solo e senza lavoro, poi quella cena. A 30 anni ho scoperto di essere gay”. Alfonso Signorini e il momento più difficile della vita, il conduttore compie 60 anni e ripercorre le tappe più significative della sua carriera in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Direttore, oggi [7 aprile ndr] sono 60. Auguri! Come li festeggia?
«Con 60 amici che mi hanno accompagnato nel mio percorso di crescita».

[…] È il primo compleanno senza Berlusconi.
«Proprio così. Gli assenti giustificati sono due. Lui e Maria De Filippi, che registra pure la domenica mattina».

Proviamo a raccontare la sua storia per immagini? Partiamo dal primo decennio.
«Ci sono io che pedalo per le vie di Cormano sulla mia Graziella. Prima a quattro ruote, poi a due, poi truccata con le carte da gioco per fare rumore quando i miei amici avevano tutti il Ciao. Mi ha accompagnato nella mia crescita. Immaginavo di essere un esploratore nelle giungle del maharaja, tra le campagne inglesi, sulle Alpi svizzere».

L’adolescenza?
«Io nascosto a leggere in cantina, con il terrore che mi scoprissero i vicini e lo dicessero a mia madre, perché a lei raccontavo che ero fuori con gli amici. Ho letto di tutto, in quella cantina: collezionavo tessere della biblioteca, ne facevo 5 o 6 l’anno».

Signorini: “Momento più difficile? Mi ritrovai solo e senza lavoro, poi quella cena…”

Vent’anni.
«Elettrocardiogramma».

Prego?
«Il 7 dicembre del 1983 ebbi il mio primo attacco di panico in coda alla Scala per un posto nel loggione. Da allora entrai nel tunnel della nevrosi, ero convinto che sarei morto per un attacco di cuore, passavo da un medico all’altro. Del resto, mia madre mi aveva sempre protetto perché mi era stato diagnosticato un soffio al cuore, praticamente una sciocchezza, ma questo lo so oggi. Finché non mi feci coraggio, andai in palestra e salii su un tapis roulant: o muoio o rinasco».

Non morì. I 30 anni?
«Mi affrancai dalla famiglia con il lavoro. Prima come insegnante al Leone XIII, poi nel mondo del giornalismo. I miei erano disperati».

Perché?
«Con tutti i sacrifici fatti per farmi studiare… Sognavano un figlio medico, avvocato, commercialista, astronauta, sacerdote, qualunque cosa ma non l’insegnante o, peggio, il giornalista! In quei 30 anni mettiamoci anche il travaglio sentimentale, con la scoperta dell’omosessualità».

Passiamo ai 40.
«Stavo quasi per compierli e mi rivedo mentre faccio una riunione interminabile con Piero Chiambretti e Irene Ghergo per Chiambretti c’è all’Hotel dei Mellini a Roma. La mia carriera televisiva comincia allora».

Signorini: “A 30 anni ho scoperto di essere gay”

I 50 anni?
«Sono il direttore di Chi. Nessuno avrebbe scommesso su di me: non ho mai preso un menabò, mai partecipato a una riunione di redazione o incontrato il sindacato. Sono sempre stato la Vispa Teresa».

Le è dispiaciuto lasciare la direzione, un anno fa?
«Ma no, è stato tutto naturale. E poi continuo a mantenere un rapporto diretto con i lettori, oltre a lavorare sui contenuti con il direttore Massimo Borgnis. Pensavo invece che sarei stato più libero per fare la pubblicità, ma non mi ha cercato nessuno, nemmeno Poltronesofà, che sarebbe il mio sogno!».

[…] Ora si sposa?
[…] «ci siamo ritrovati. E ne approfitto per fargli sapere che sposarci sarebbe il passo naturale nel nostro cammino insieme».

Ora facciamo un bilancio: il momento più difficile?
«Sicuramente quando ho lasciato Mondadori, dove facevo l’inviato per Chi, deludendo Silvana Giacobini che mi voleva bene, e mi vuole ancora bene, come a un figlio. Ma mi ero un po’ montato la testa. Mi trasferii a Roma, dove le cose non andarono come avevo sperato. Mi ritrovai solo con il mio bassotto Scoop e il telefono che non squillava più. Mi salvò Roberto D’Agostino, che organizzò una cena con Carlo Rossella, ai tempi direttore di Panorama, e così rientrai in Mondadori».

Cosa l’ha più sorpresa?
«Conoscere persone straordinarie, a partire da Berlusconi, che ha lasciato un grandissimo segno nella mia vita. E poi tanti altri. Pavarotti, mio grandissimo amico. Il Principe Carlo, che mi consigliò un ristorante toscano sotto casa sua, a Clarence House. Mastroianni, che mi diede una lezione preziosissima».

Quale?
«Che il tempo è importante e non lo puoi sprecare».

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