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Spettacolo

Carlo Conti si racconta: “All’inizio facevo il bancario, ma il mio sogno è sempre stato uno…”

Carlo Conti si racconta:

Carlo Conti si racconta in una lunga intervista rilasciata ai microfoni de Il Corriere della Sera’, della quale vi proponiamo alcuni passaggi.

Carlo Conti studente. Il conduttore racconta gli anni al Liceo.
“L’Istituto era una ragioneria con indirizzo mercantile. Andavo abbastanza bene soprattutto perché stavo attento in classe che è secondo me il 50% del successo scolastico. La maturità fu fortunata anche grazie al fatto che arrivai in barella perché mi ero rotto tibia e perone. Li mossi a compassione e fui promosso con 60/60”.

Curioso l’episodio legato alla frattura.
“Mi venne addosso la mia fidanzatina di allora con il motorino, è stata l’unica ragazza bionda della mia vita”.

Gli studi di Ragioneria hanno aiutato Carlo Conti anche nella formazione televisiva.
“Quella parte razionale dello studio mi ha aiutato nella gestione delle dirette, nei tempi di scaletta, nella struttura mentale un po’ schematica che mi porta ad essere sintetico, essenziale e ragionatore nelle cose che faccio”.

E pensare che stava per diventare dipendente di banca.
“Subito dopo la maturità ci fu un istituto di credito a medio e lungo termine che chiamò tutti quelli che avevano preso 60 per un colloquio. Io andai anche se non ero granché interessato, avevo in testa la radio, già facevo programmi, ero proiettato su quelle onde. Ma il mio babbo è morto quando avevo 18 mesi e la mia mamma si è dovuta rimboccare le maniche: ha dedicato la sua vita per far sì che avessi quel benedetto foglio di carta. Dopo il diploma e l’assunzione in banca a tempo indeterminato era la donna più felice del mondo, aveva raggiunto lo scopo della sua vita”.

Una felicità non condivisa dal conduttore che racconta come si ‘svincolò’ dalla vita d’ufficio.
“Facevo analisi di bilancio e una volta controllati cash flow aziendali, parametri tra entrate e uscite, preparavo una relazione per stabilire se quell’azienda fosse meritevole o meno del finanziamento. Per cercare di coccolarmi, poiché avevano visto in me un elemento vispo nella parlantina, dopo un po’ di tempo mi mandarono anche in giro per la Toscana a fare sviluppo, illustravo alle banche il nostro tipo di lavoro. Arrivavo in istituto la mattina e andavo via alle 17. Dalle 18 alle 20 trasmettevo alla radio, nel weekend lavoravo in discoteca. Tenni duro, ma quella vita mi stava stretta, non era il mio, avevo bisogno della mia libertà e della mia indipendenza, mi pesava dover fare un’analisi di bilancio di cui non mi importava nulla e in cui non ero coinvolto emotivamente”.

Poi l’avvenimento che ha cambiato la vita di Carlo Conti.
“Ero in coda in macchina, ero arrabbiato con me stesso, mi chiedevo perché mi dovevo svegliare tutte le mattine per andare a fare una cosa che non mi piaceva. Proprio all’altezza di piazza della Libertà decisi di licenziarmi”.

Arriva finalmente la radio e poi la tv. E addio alla monotonia dell’ufficio.
“L’unico momento un po’ ripetitivo è quando fai un programma quotidiano, ho condotto per 14 anni L’eredità e una parte di routine è innegabile. Ma anche in quel caso c’erano sempre due variabili. Quella dei concorrenti: ogni giorno scopri un mondo nuovo; e quella delle domande: un’opportunità per imparare tante cose nuove. Fare tv per me non è un lavoro: quando il tuo hobby diventa il tuo mestiere è il massimo”.

“Che Italia ho visto nelle migliaia di concorrenti passati per L’Eredità? Soprattutto una meravigliosa provincia con tanta voglia di fare, tanto entusiasmo, tanta intelligenza. Senza generalizzare invece quello che ogni tanto vedo mancare sono le nozioni più elementari, le basi: storia e geografia, personaggi, luoghi e fatti. In questo senso le generazioni più vecchie sono molto più preparate”.

Infine, chiosa con qualche consiglio per chi aspira a diventare bancario o conduttore tv.
“Nel primo caso è importante capire bene la tecnica bancaria e applicarla non con l’automatismo della routine, ma con un guizzo, comprendendo le esigenze dell’azienda. Per il mio mestiere il consiglio è fare tanta gavetta: non fare spettacolo per avere successo ma per il gusto di farlo. Non bisogna preoccuparsi di arrivare subito, l’ascesa non deve essere a razzo, verticale, ma lenta e costante”. Conclude Carlo Conti nella sua intervista a ‘Il Corriere della Sera’.

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