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Tacconi a Vieni da me: “Ero dell’Inter, per fortuna non mi hanno riscattato. Mia suocera mi odia. E Zenga…”

Stefano Tacconi a Vieni da me, su Raiuno, senza peli sulla lingua ripercorre vita e carriera ai microfoni della conduttrice Caterina Balivo

Tacconi a Vieni da me: “Ero dell’Intera, per fortuna non mi hanno riscattato. Mia suocera mi odia. E Zenga…”. L’ ex portiere è stato ospite da Caterina Balivo dove ha aperto i cassetti della sua memoria parlando senza freni della sua vita privata e professionale.

Si parte dal Calcio. «Italia ’90? Non giocavo mai, ero il più vecchio di tutti. Inoltre fumavo e bevevo. Sesso prima della partita? Sì, è successo: la carne è carne… ma il giorno dopo ero sempre il migliore in campo».

Gli esordi. «Sono stati i miei due fratelli ad insegnarmi a giocare a Calcio, erano più grandi di me e gli mancava il portiere: da lì ho iniziato a giocare in porta. Anche loro erano bravi, seppur abbiano avuto meno successo di me».

L’ ex portiere ripercorre le tappe della sua carriera. «Il Lupo rappresenta la squadra dell’ Avellino, dove sono andato nel 1980. Noi abbiamo fatto amicizia con tutti i nostri tifosi, avevamo -5 in classifica e ci siamo salvati anche grazie a loro. Poi ho fatto il grande salto inaspettato alla Juventus. Venivo dall’ Inter, dove menomale non mi hanno più voluto. ed ho vinto tutto».

La rivalità con Walter Zenga. «Lui mi ha visto tante volte giocare dalla poltrona: io andavo a giocare le finali e lui stava seduto. E’ stata una bella rivalità, eravamo tutti e due strani: abbiamo cambiato il ruolo del portiere. La lingua correva dove voleva. C’era un periodo in cui eravamo in Nazionale e quando non parlavano di noi ci mettevamo d’ accordo per far dire qualcosa. Scherzavamo su questo, gli dicevo: “Walter, sono due settimane che non parlano di noi…”».

Qualche ricordo dell’ infanzia: «Da piccolo giocavo con le biglie sulla sabbia: costruivo un percorso con le palline dei cicliste e giocavo così… Io vengo da un posto stupendo».

E ancora: «I miei nonni mi hanno sempre tutelato: facevo sempre dei dispetti, ero un po’ strano. Arrivavo da mia nonna con i tagli sui piedi perchè mi buttavo sul fiume… Mia mamma severa, con mio padre non potevi neanche parlarci perchè voleva silenzio quando tornava dal lavoro».

Sulla moglie. «Il prossimo anno facciamo trent’ anni di matrimonio: quattro figli, due cani e la suocera, che lasciamo perdere perché mi odia dopo averla portata via dal Trentino a venti anni. Dopo trent’ anni e quattro nipoti, continua ad odiarmi».

Sul primo matrimonio. «Non avevo figli dal primo matrimonio, avevo bisogno di qualcuno: ci ho messo un po’, poi è nato Andrea e dopo anni Virginia. Poi mi sono venuti fuori un maschio dietro l’ altro…».

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