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Spettacolo

Tinto Brass: “Coronavirus? Fate così. Qua Chiesi a Sophia Loren di fare ‘La Chiave’ ma la risposta…”

Tinto Brass sul Coronavirus e non solo, il regista parla della quarantena e dei suoi film in una intervista rilasciata a ‘Libero quotidiano’

Tinto Brass: “Coronavirus? Fate così. Qua Chiesi a Sophia Loren di fare ‘La Chiave’ ma la risposta…”. Il regista parla della quarantena e dei suoi film in una intervista rilasciata a ‘Libero quotidiano’.

Maestro Brass, c’ è il coronavirus che incombe, cosa la spaventa di più?
«Gli scienziati si esprimono in maniera contraddittoria, infatti mi sembra evidente che in tutti i Paesi del mondo non siano state adottate misure adeguate. Eppure, dalla peste del ‘300 ad oggi, le pandemie hanno sempre procurato milioni di vittime».

Incoscienza?
«Il bubbone è sempre il potere e il coronavirus è la testimonianza tragica della sua mostruosità e della deumanizzazione che ha procurato. Colpa anche dei governi».

Intanto il virus si diffonde, cosa consiglia agli italiani?
«La libertà è un bene assoluto, ma bisogna rimanere a casa. Si ha più tempo per riscoprire il desiderio e dedicarsi ai giochi erotici».

Il Covid19 può fermarsi ovunque: sulle scarpe, sui vestiti, sulla pelle, forse anche sulle parti intime, nel caso fossero scoperte. Conviene fare sesso?
«Lo so, ma è meglio morire godendo che di coronavirus».

Sul sesso ha sempre avuto una tesi precisa: lasciarsi andare!
«Il sesso è vita. Bisogna scegliere di vivere senza avere indecisioni. Ho 88 anni e non ho più tempo per cambiare idea».

Ad un festival di Venezia mi raccontò un divertente episodio capitato prima di girare La chiave.
«Decisi di chiedere a Sophia Loren se le interessava fare quel film come protagonista. Mi rispose che doveva parlarne con il marito. Il giorno dopo mi chiamò Carlo Ponti, era adirato. Mi disse: come si permette di pensare a Sophia , ma cosa ha nel cervello, lo sperma? La protagonista divenne Stefania Sandrelli e il successo fu internazionale».

Le sue attrici sono state tante e sempre tutte sexy. Da Serena Grandi a Claudia Koll, a Debora Caprioglio. Che tipo di rapporto è rimasto?
«Hanno lavorato nei miei film da protagoniste, e alcune di loro mi sono rimaste amiche, come Stefania Sandrelli, Anna Ammirrati che spesso è venuta a trovarmi con la sua bambina, ed Helen Mirren. Altre mi hanno rinnegato e altre ancora invocano il diritto dell’ oblio».

Perché rinunciò a dirigere il film Arancia meccanica. Eppure a chiamarla era stata la Paramount.
«Volevo girare prima L’ urlo, avevo già scelto come attore Gigi Proietti. Era il ’68, poi il progetto americano fu dato a Kubrick, ma non ho rimpianti, la mia fu una scelta rabbiosa e anticonvenzionale».

Tutte le sue scelte sono state anticonvenzionali, come quella di definire il fondo schiena lo specchio dell’ anima: perché?
«In sintesi dicevo culo…ma il significato è quello di vedere nel culto del cu.. che lei chiama fondoschiena, il culto estremo e il senso dell’ erotismo del mio cinema».

Oggi è sposato con Caterina, qual è il sentimento che la lega a lei?
«Va oltre l’ amore è la gioia di vivere. Incarna tutte le donne dei miei film con una bellezza non artefatta e una naturalezza che intensifica il fascino della sua intelligenza. Questo le consente di sfidare una regola come il conformismo. Mi ricorda Silvana Mangano. A volte la vedo arrivare e penso: Silvana!».

Brass, lei è stato davvero fortunato. Ha sposato una psicanalista che l’ aiuta a superare dubbi e tensioni, e un avvocato che le risolve i problemi, giusto?
«Sì, sono stato fortunato, è davvero una compagna capace di aiutarmi, di capire ogni mio stato d’ animo. Quando sono stato male non mi ha lasciato un attimo, è come se fossi passato da una lunga giornata buia ad una splendida e ricca di luce».

Come è cambiata la sua vita?
«Ora sono sereno, ma non esco di casa da dieci anni, quindi non è cambiata in questo. Leggo, guardo i film e lavoro alla mia biografia insieme a Caterina. Un lavoro interrotto tante volte e ripreso solo alcuni giorni fa».

Qual è il film che voleva fare e non ha fatto?
«Sono tanti i film già scritti che ho nel cassetto, ma quello a cui tengo di più è Ziva, una storia sempre annunciata e mai realizzata».

Che storia era?
«Di un amore e di una guerra ambientata in Dalmazia. Ziva seduceva e univa i soldati con un erotismo gioioso».

Quanti film ha girato?
«Sono trenta, tutti scelti con passione. Ero entusiasta del mio cinema, anche se alcuni critici avevano da ridire. Che bigotti!”».

Perchè?
«Prima spargevano veleno e poi andavano a rivederli nei cinema di periferia, sperando d non essere riconosciuti. Ma adesso basta cinema, mi godo serenamente i miei anni».

Prima di chiudere, vorrei farle ancora questa domanda: lei il 26 marzo compie 88 anni, ha ancora un certo fascino, ma non è ricco. Cosa fa alle donne?
«Non ho mai detto di no al sesso. Ma questa volta, non ho detto di no anche all’ amore, quello che ti fa battere il cuore. Perchè avrei dovuto rinunciarci? È così difficile avere la complicità e l’ amicizia di una donna, che con la sua natura un po’ ribelle ti consente di sfidare le regole dell’ ipocrisia».

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