Mughini radiato dall’albo giornalisti: il retroscena
Mughini: “Io radiato dall’albo giornalisti, ma non usate quel verbo…”. Lo scrittore racconta un retroscena della sua carriera da giornalisti in una lettera pubblicata sul sito dagospia.com. Di seguito alcuni passaggi evidenziati dalla nostra redazione.
Mughini ricorda quell’esperienza rispondendo al collega Francesco Merlo che usa il verbo ‘radiato’ citandolo:
“l’entrare in una cameretta dov’è riunito il gran consiglio regionale dell’Ordine dei giornalisti, un’istituzione di cui ovviamente mi ero larghissimamente strafottuto per tutto il tempo del mio lavoro nei giornali, il vedere come mi guardavano quel gruppo di “colleghi”, gli occhi rosi dalla rivalità e dall’invidia, perché di questo e soltanto di questo si trattava. Non uno di loro aprì bocca, me lo sarei mangiato vivo.
Mughini: “Radiato dall’ordine giornalisti ma nessuna sozzeria”
Solo il loro capo mi chiese se mi avessero pagato per quello spot pubblicitario dove col sorriso sulla bocca dicevo bene di un telefonino, io che nella mia vita non ho mai scritto di telefonini e soprattutto non ho mai scritto una riga di cui non fossi orgoglioso, e io risposi “ci mancherebbe altro” […] che non mi avessero pagato, per uno spot in cui non era in questione un ette della mia quarantennale autonomia professionale da tutto e da tutti. Da tutto e da tutti. Un’autonomia pagata con non ricordo più quante dimissioni da vari giornali e con la più perfetta “non carriera” professionale.
Non mi dissero altro. Mi arrivò più tardi la comunicazione che ero “sospeso” dall’attività giornalistica. Quale attività giornalistica? A quel tempo, io me ne stavo a casa a scrivere articoli, un diritto che riposa nelle pagine della nostra Costituzione. Naturalmente continuai a farlo. Mi scrissero che non dovevo. Risposi che ero un “autore di qualità” e che non volevo avere niente a che fare con delle nullità come loro.
Ci si misero in due a mandarmi la lettera in cui venivo “cancellato” dall’albo dei giornalisti. Su Wikipedia c’è scritto che io sono stato “radiato”, un verbo che sottintende una qualche sozzura morale. Una mia amica una volta me lo chiese, “Perché sei stato radiato?”, e aveva l’aria di pensare che qualcosa di losco lo avevo fatto […]”.
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