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Spettacolo

Cochi Ponzoni: “Lite con Renato? Falsità! Io considerato un povero cristo ma la realtà è un’altra”

Cochi Ponzoni sulla lite con Renato Pozzetto, l’intervista a ‘Il Corriere della Sera’

Cochi Ponzoni: “Lite con Renato? Falsità! Io considerato un povero cristo ma la realtà è un’altra”. L’ex membro del noto duo si racconta tra passato e presente in una intervista rilasciata ai microfoni de ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Qualcuno l’ha mai chiamata Aurelio?
«Sì, mia mamma quando mi voleva menare».

Peraltro, fu lei a ribattezzarla Cochi.
«Ha cominciato a chiamarmi così da quando sono nato, perché diceva che assomigliavo a un personaggio del Corriere dei Piccoli, una specie di fantolino. Da allora è rimasto e io non ho fatto niente per cambiarlo».

E perché, nella coppia d’arte, viene prima di Renato?
«Solo perché suonava meglio, mai avuto manie di protagonismo».

Quando ha visto Renato Pozzetto l’ultima volta?
«Sono andato a trovarlo ai primi di agosto con mia moglie, perché poi doveva cominciare un film nuovo con Pupi Avati. Ci eravamo visti anche al funerale di Tinin Mantegazza…».

Che effetto le ha fatto?
«Brutto… Ma era una persona talmente ricca di talento e vitalità che ha lasciato una scia forte di umanità. Io e Renato lo frequentavamo da giovanissimi, quando lui e la moglie Velia ci invitavano ai vernissage nella loro galleria d’arte, la Muffola, per intrattenere il pubblico con le nostre canzoncine».

Se si guarda indietro, cosa rivede con più tenerezza?
«Il debutto al Cab 64. Quando i nostri amici seppero che stavamo debuttando lì vennero in massa, poi uscimmo noi sul palco e si misero tutti a russare!».

[…] Gelosie tra voi due?
«Mai, eravamo talmente in simbiosi, ci siamo sempre capiti al volo».

Negli anni 80 scrissero che non eravate più nemmeno amici.
«Cose inventate. La verità è che non volevamo fare cinema come coppia, alla Franco e Ciccio. Contemporaneamente a lui proposero Per amare Ofelia e a me Cuore di cane e seguimmo le nostre strade».

Eppure in due interviste, una a «Oggi» nell’81, l’altra alla «Domenica del Corriere» nell’84, lei fece dichiarazioni molto amare…
«Mi dispiace sinceramente, perché non è vero. Io a un certo punto da Trieste mi trasferii a Roma, mi ero separato da mia moglie, e feci altro. La mia era una separazione consensuale, ma gli avvocati ne sapevano poco o niente, così fondai l’Asdi, l’associzione separati e divorziati: riuscivamo a far divorziare le persone con centomila lire».

Perché, allora, questo accanimento nel cercare una lite?
«Mi consideravano il povero cristo rispetto a Renato, ma io ero felice di fare il teatro di prosa. Comunque ne hanno scritte di cotte e di crude… Negli anni 70 Novella 2000 ci mise in copertina con un trans: ce l’eravamo trovato nella hall del Principe di Savoia, ci aveva presi sottobraccio per pochi secondi con il paparazzo pronto a scattare…».

[…] Chi sono i vostri eredi?
«Eredi non ne abbiamo. Ci sono bravissimi comici, ma le nostre cose sono nate in una bolla di assoluta amicizia».

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