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Ringo: “Basta fenomeni da baraccone da social e reality. Io dj dai 13 anni, pensavano tirassi cocaina”

Ringo sui fenomeni da baraccone, l’intervista a ‘Il Messaggero’

Ringo: “Basta fenomeni da baraccone  da social e reality. Io dj dai 13 anni, pensavano tirassi cocaina”. Il noto Dj e conduttore radiofonico si racconta tra passato e presente in una intervista rilasciata ai microfoni de’ Il Messaggero’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Ma come, rock, moto e donne e ordina il bibitone salutista?
«Ho sempre fatto così. Anche se tutti nel mio giro hanno sempre pensato che tirassi cocaina dalla mattina alla sera».

E invece?
«Ho un passato da sportivo, da ragazzo facevo atletica, e a Los Angeles giocavo in una squadra di calcio e mi pagavano pure: 100 dollari a partita. Rispetto il mio corpo e l’ ho sempre curato. E poi, se fai il mio lavoro, devi star bene, avere un buon aspetto. Mica puoi avere i capelli bianchi e il bastone. Ora più che mai».

Va per i 60. Come si sente?
«Sono un dinosauro, ho visto tutte le ere della radio, dai nastri al digitale, ma per me niente è cambiato. Faccio un tipo di radio molto semplice, come quando gareggio in moto: mi dai benzina e vado avanti finché finisce. Ho chiesto a mia figlia di dirmi quando non avrò più la carica. Mi ha detto: Papà, vai come un razzo».

I giovani come sua figlia ascoltano la radio?
«No. Le ricerche di mercato ci dicono che vengono da noi verso i 25-30 anni. Ma è giusto così, è il loro tempo: hanno le loro piattaforme, seguono gli youtuber e gli influencer».

Ringo: “Basta fenomeni da baraccone da social e reality”

[…] La digital radio con app fatta solo da webstar e influencer. Può essere la nuova rivoluzione?
«Peppino Impastato è stato ucciso perché parlava in una radio libera, se crei un’app vuoi fare soldi, il che va benissimo, ma non parlerei di rivoluzione. Una radio così però magari può servire da vivaio. I giovani vanno coltivati, devono capire cos’è il lavoro duro. Io ho iniziato facendo il garzone in un bar del centro a 13 anni, ho la terza media, non me ne vergogno. Di questi fenomeni da baraccone che vengono dai social e dai reality non se ne può più».

A chi si riferisce?
«Basta guardarsi in giro. Nei locali la gente va a vedere Gianluca Vacchi, quello dei balletti su Instagram, che mette i dischi. Lo stesso nella moda: non c’è un’idea nuova. Philipp Plein e le sue magliette con i teschi. Tutti che rubano dal rock. Valentino non l’avrebbe mai fatto, Versace neppure. I pagliacci devono stare al circo e lasciare lavorare i professionisti».

Qual è il futuro della radio allora?
«La Dab, la radio digitale è una realtà. Ma comunque la radio è un osso duro, è difficile da far morire. È una delle poche cose che hai gratis e in un secondo. La accendi e via. In più oggi con il whatsapp in diretta, scrivi e subito ti rispondono. La tv invece è lenta e totalmente chiusa, anche quella generalista. Non parliamo del Festival di Sanremo, poi».

[…] Si sarà divertito anche lei.
«Faccio il dj da quando ho 13 anni, e ho cominciato a fare sesso a quell’età. Dall’alto della console vedi tutto, i movimenti, le occhiate. E se una donna ha voglia di divertirsi senza troppi problemi, il dj è una certezza».

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