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Anna Oxa: “La Rai mi ha chiuso le porte dopo un incidente. Ex mariti? Staccatevi dalle cose inutili…”

Anna Oxa sulla Rai e non solo: l’intervista a ‘Il Corriere della Sera’

Anna Oxa: “La Rai mi ha chiuso le porte dopo un incidente. Ex mariti? Staccatevi dalle cose inutili…”. La cantante che da un po’ di anni è sparita dai riflettori si racconta in una intervista rilasciata a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Anna Oxa, il 28 aprile compie 60 anni, che momento sarà?
«Io ho smesso di avere dei momenti. Da un po’, vivo in un flusso continuo, in un presente dove non c’è un prima o un dopo. Non faccio più caso a quanto tempo scorre, m’interessa di più usare il tempo per non sprecare la vita e per capire chi sono».

[…] La prima volta che si è sentita dentro questo processo creativo?
«Da bambina, a Bari, cantavo e già vivevo questo stato di assoluta assenza. Era come se ci fossero due frequenze parallele, una che viveva di sonorità, di bellezza, e l’altra che si accorgeva del quotidiano, del mondo degli adulti così strani, incomprensibili. Io penso di essere stata come i sassi che vedo qui: enormi, levigati, morbidi. Ed è l’acqua che lentamente ha tolto tutti gli spigoli, ogni volta che il sasso non le ha opposto resistenza. Allo stesso modo, io sono stata modellata dal suono».

Bari, quartiere San Pasquale, otto figli, padre albanese rifugiato politico, morto che lei aveva 8 anni, famiglia modesta. Percepiva un futuro già scritto?
«Io vedevo solo la strada di casa e il cortile, e cantavo. Ero innocente, pulita e, se oggi mi posso fare certe domande sull’esistenza, è grazie a quella bimba che è venuta passo passo con me, che suona con me».

Anna Oxa: “Rai? Dopo l’incidente a Ballando mi ha chiuso le porte”

Che cosa cantava quella bimba?
«Brani italiani, ma ho avuto la fortuna, già a dieci anni, di frequentare il jazz e, dopo, la discomusic, e altri generi meravigliosi dove c’era cura del suono. Ho conosciuto un maestro di musica e, fra i 13 o i 14 anni, ho iniziato coi pianobar, portando un repertorio anche degli anni Venti.

Nel tempo, ho avuto la capacità di avere più timbri e più suoni, come se avessi percorso le etnie, forse perché nasco con nonno imam albanese, nonna turca, mamma italiana. I suoni emergevano come quando, dalle cascate, si formano altri rigoli di acqua che prima non c’erano.

E ho sempre cercato di fare miei tutti i brani che cantavo: li rileggevo, li riscrivevo, li rimontavo per esprimere quello che mi passava dentro, senza riprodurre quello che avevo già fatto ed ero già stata».

[…] Lei è sempre stata definita «camaleontica» e anche sensuale, addirittura peccaminosa.
«Non avendo una mente peccaminosa, non mi sono mai vista tale. Le tante cose che si sono viste dipendono dalla mente di chi guardava. Di sicuro, in me, non ho mai avvertito volgarità».

Anna Oxa: “Mariti? Non sapete staccarci dalle cose inutili”

[…] Quel Festival 2006 le portò critiche feroci, quel brano fatto di mantra tibetani, sanscrito antico, momenti africani, non fu capito e lei fu giudicata troppo cupa e sofferente.
«Mi hanno chiesto di andare e ho detto: vengo, se posso portare quello che sono e ho portato una mistura di suoni, vibrazioni, drammaturgia, un mare di umanità, una dimensione che non era più quella della canzone.

Però, siccome tanti non si esprimono mai, se c’è uno che si esprime, tutti gli danno addosso. Nessuno parlava del brano, si dicevano solo cose per ferire, ma io non sono stata ferita. Io ho vissuto il processo creativo, che m’importa se altri fanno il branco e poi devono sbranare il lupo? È una vita che cercano di farlo.

Da quando nel 2013 mi sono fatta male a Ballando con le stelle, la Rai mi ha chiuso le porte, anche se io ho fatto causa solo nel 2019, perché comunque l’ufficio legale bloccava tutte le richieste dei programmi che mi volevano. Questa come la chiamate: non violenza? Ma io sono tranquilla, faccio la mia arte, la gente mi segue lo stesso».

Il veto della Rai vale anche per il Festival?
«Certo».

[…] Come ha educato i suoi due figli?
«Anzitutto, sono cresciuta con loro, per cui, non ho usato il senso di autorità, ho imparato attraverso di loro e attraverso la mia vita e perciò non mi sono mai presentata come la perfezione. Non ho mai detto questo sì o questo no. Ho dato loro la possibilità di fare delle esperienze, ma non di portarsele dietro rimanendo sempre uguali, senza evolversi».

Ha avuto tre mariti, più una lunga storia con Gianni Belleno dei New Trolls, padre di Francesca e Qazim. Che cosa è stato l’amore per lei?
«È una domanda che dovrebbe rimanere una domanda, ma posso darle delle indicazioni. Per esempio, tante idee sull’amore non appartengono all’amore, tipo: il possesso, il controllo di un altro, vivere l’altro come una stampella».

Anna Oxa: “La Rai mi ha chiuso le porte dal 2013”

Ora ama?
«Se me lo chiede, vuol dire che finora non mi ha ascoltata. Che importanza ha se amo, se non amo? Se farò 60 anni o ne ho fatti 40? Se piaccio o no? Ma chi se ne frega. È più interessante sapere che i professori portano i miei brani nelle scuole, o che io stessa vengo chiamata nelle università a parlare di suono e di frequenze.

I media non vogliono sapere di Anna Oxa, vogliono creare la loro storia di Anna Oxa. Ma quella non è la mia storia, è l’immagine che voi mi attribuite. La mia forma di vita non è quella, è quella di Primo Cuore (Canto Nativo), il mio ultimo brano, che è oltre qualsiasi tipo di forma-canzone conosciuta, composto in un momento di grande pienezza e che è veramente uno sguardo all’umanità. Un giorno, ho detto in tv: mi sono divorziata e ancora mi parlate dai miei mariti, non sapete staccarvi dalle cose inutili».

Col senno di poi, il matrimonio è inutile?
«Per me, ci sono cose che vivi, comprendi e che poi non esistono più. Non hanno più la forma. Si sformano, diventano liquefatte come orologi di Dalì. I matrimoni sono stati parte di cose che vivevo in quel momento. Oggi, dico che due persone possono creare insieme, vivere intensamente, e che sarebbe interessante se avessero la stessa energia e la condividessero.

Ma molte volte, quasi tutte, uno dei due serve per stimolare all’altro la fiamma persa dentro di sé. Sarebbe stato importante fare quest’intervista nel bosco davanti a casa. Le avrei detto: provi a sentire se lo sente, l’amore. L’amore è il profumo di un fiore, l’acqua che scorre, la foglia attraversata dal vento».

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