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Shel Shapiro: “Cacciato di casa da mio padre, poi è iniziato tutto. Mia Martini fragile. Quando cantava comunicava la sua delicatezza”

Shel Shapiro: “Cacciato di casa da mio padre, poi è iniziato tutto. Mia Martini fragile. Quando cantava comunicava la sua delicatezza”. Shel Shapiro cacciato di casa dal padre e non solo, il cantautore, e attore britannico naturalizzato italiano, 80 anni, si racconta a cuore aperto in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Si sente «Quasi una leggenda», come il titolo del suo album del 2022?
«No, i musicisti di 20-25 anni non mi conoscono e io non so chi siano loro».

Imperversano rap e trap. Le piacciono?
«Qualcosa, sono generi che invitano a fare gruppo chiuso. Molti di questi artisti vomitano parole, spesso discutibili. Ma la musica non c’è».

L’incontro con le note?
«Una mia zia insegnava il pianoforte alla Royal Academy, mamma lo suonava benissimo, un cugino cantava nel coro di Westminster, nonno era cornista nella banda dello zar Nicola II. Da ragazzo ascoltavo Jerry Lee Lewis, Elvis Presley, Chuck Berry».

Sognava di diventare una rockstar?
«Prima provai a imparare il mestiere di papà che importava tessuti dai Paesi della Cortina di ferro. Rapporto conflittuale. A 16 anni facevo il rappresentante, giravo con un’auto. Quando ebbi un incidente ci mandammo a quel paese e mi buttò fuori di casa. Mi ritrovai a lavorare in un negozio a Piccadilly. Non durò. Litigai con il caporeparto e mi aggrappai alla musica».

Si riappacificò con i suoi?
«Sì, i Rokes erano primi nella classifica italiana. Andai a prenderli all’aeroporto con una Rolls Royce».

Shel Shapiro: “Cacciato di casa da mio padre, poi è iniziato tutto”

Per i Rokes gli anni Sessanta furono d’oro. Persino Fellini vi chiese un autografo per Giulietta Masina.
«All’apertura del Piper, dopo la nostra esibizione vennero in camerino. Lui la presentò: “My wife”. Scrissi: To Giulietta, love. Shel”. Andarono via. Noi, ignorantoni inglesi: “Chi sono?”. Da allora per quattro anni, ogni Natale ci spedivano un panettone».

Non ama il passato.
«Non mi affascina, l’ho già vissuto. Dopo i Rokes ho fatto tanto altro, ho recitato, prodotto e arrangiato i dischi di mezza Italia: Barbarossa, Mia Martini, Mina, Ornella Vanoni, Patty Pravo. Ho contribuito a uno dei più grandi successi di Raffaella Carrà, Rumore».

Come andò con Raffaella?
«La spinsi oltre i suoi limiti per farle raggiungere la tonalità di quella canzone».

Era amico di Mia Martini.
«La più fragile. Quando cantava comunicava la sua delicatezza, non la nascondeva».

[…] Non l’affascina il passato ma con l’ex rivale Maurizio Vandelli un tour l’ha fatto.
«È stato bello ma era un karaoke. Avrei voluto incidere con lui brani nuovi. Hai creato un patrimonio, non puoi solo consumarlo, devi avere il coraggio di arricchirlo».

Che progetti ha?
«Due spettacoli in teatro. Uno dovevo scriverlo con Andrea Purgatori, era entusiasta. Ora non c’è più. Il futuro non dipende solo da me». Come si tiene in forma? «Ho perso 7 chili in 5 settimane. Bevevo troppo vino e l’ho tagliato. Ogni mattina con Pancho passeggiamo per 5 chilometri, qui a Loano».

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