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Cronaca

Tentato suicidio dal cavalcavia, parla il camionista: “Cosa gli ho detto per convincerlo…”

Tentato suicidio dal cavalcavia, parla il camionista: “Cosa gli ho detto per convincerlo…”.

Tentato suicidio dal cavalcavia, parla il camionista: “Cosa gli ho detto per convincerlo…”. Vi abbiamo raccontato ieri dell’episodio avvenuto sulla Tangenziale esterna di Milano, all’altezza dell’uscita di Pozzuolo Martesana. Un ragazzo di 19 anni ha tentato il suicidio ma è stato salvato da un camionista che passava da quelle parti. Ebbene, la redazione de ‘Il Corriere della Sera’ ha rintracciato il camionista per porgli alcune domande. Di seguito l’articolo apparso sulle pagine dell’edizione odierna del quotidiano.

“«Quando vedi le cose da lontano puoi pensare che chi fa certe azioni sia un eroe, che serva coraggio. Ma quando capita a te, pensi solo a quello che puoi fare». Gli eroi sono tutti giovani e belli cantava Guccini. Ma alcuni indossano una t-shirt bianca e un paio di bermuda rossi. Gabriel si rivede per la prima volta in quel video 48 ore dopo il salvataggio. È un puntino sul cassone del camion che allarga le braccia verso un ragazzo di cui neppure sa il nome. Quando lui si lascia andare e atterra sul tetto del rimorchio, senza un graffio, Gabriel lo abbraccia come se fosse suo figlio. Al telefono, la prima cosa che chiede è se quel ragazzo senza un nome adesso è al sicuro, se sta bene, se ha avuto le cure di cui aveva bisogno.

Gabriel Bocra Ionut, 31 anni tra due mesi, vive a Eboli (Salerno), è in Italia da meno di otto anni. Dopo aver salvato la vita a quel ragazzo, dopo averlo lasciato nelle mani dei poliziotti della Stradale, Gabriel è risalito sul camion ed è ripartito. Senza lasciare il nome, senza aspettare neppure che i poliziotti potessero complimentarsi con lui. Ha salvato un ragazzo disperato, ha evitato una tragedia, ed è semplicemente ripartito per gli ultimi dieci chilometri del suo viaggio. Per terminare la consegna di carico di mozzarelle: «Merce deperibile, dovevo consegnare entro le otto e mezza».

I poliziotti della stradale di San Donato Milanese, guidati da Pasquale Mastrocinque, lo hanno rintracciato ieri attraverso la società di trasporti di Salerno per la quale lavora. Gerardo Napoli, titolare della «Napolitrans» che si occupa di spedizioni a temperatura controllata, li ha messi in contatto con Gabriel: «È stato eccezionale». Tutto avviene venerdì mattina sul tratto di Tangenziale Est Esterna che porta al raccordo con la Milano-Venezia, come raccontato ieri nell’edizione Metropoli del Giorno.

Sono le cinque e mezza, ma il traffico è già intenso. Una chiamata alla Stradale segnala un uomo che cammina in modo incerto vicino al cavalcavia «Gabbarella» di Pozzuolo Martesana. Il giovane, un 19enne che abita nella zona insieme ai genitori, e che poi si scoprirà essere stato già in cura, farfuglia qualche parola, poi scavalca la recinzione e si siede con le gambe penzolanti lungo l’arcata d’acciaio del cavalcavia alta 8 metri. I poliziotti, grazie ai tecnici della sicurezza Teem, bloccano il traffico.

Tra i primi a fermarsi in coda c’è il Tir guidato da Gabriel Bocra. Nella cabina anche la moglie Bianca, pure lei romena e assunta dalla «Napolitrans» come autista. «Lavoriamo in coppia. Lei era in pigiama perché aveva guidato di notte». Gli agenti parlano al ragazzo, lo tranquillizzano. Ma lui, dopo quasi un’ora all’improvviso lancia il portafoglio ai poliziotti: «Così almeno sapete chi è morto». È in quel momento che decidono di far avanzare il camion di Gabriel.

«Mi sono messo a parlare con lui. Gli ho chiesto: “dimmi cosa succede, perché stai male?”. Lui ha detto che aveva problemi, che i problemi erano troppi… Mi sono limitato a rispondergli che le cose si possono sempre sistemare. “Cosa dici se ti aiuto a scendere?”». Il ragazzo annuisce, Gabriel decide di andargli incontro salendo in piedi sul rimorchio. «Vieni qui, ti acchiappo io». La situazione è tesa perché i poliziotti temono che il 19enne abbia un coltello. Invece appena il ragazzo balza sul cassone, scatta un abbraccio immediato. «Io e mia moglie ci siamo guardati negli occhi per un attimo: abbiamo fatto una cosa buona, oggi. Poi siamo ripartiti, lui era salvo e non aveva bisogno di noi»”.

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