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Paola Di Benedetto: “Io maschiaccio ho avuto dei problemi ad accettare il mio essere donna”

Paola Di Benedetto maschiaccio? Non si direbbe ma è così, è lei stessa a confessarlo a ‘Vanity Fair’

Paola Di Benedetto: “Io maschiaccio ho avuto dei problemi ad accettare il mio essere donna”. L’ex Madre Natura di Ciao Darwin si racconta in una intervista rilasciata ai microfoni di ‘Vanity Fair’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] «In televisione, sui social uno vede quel che la persona dall’altra parte vuole far vedere. La perfezione è un’apparenza. Si cerca di mostrare il bello, la positività. Lo si fa, almeno nel mio caso, per regalare spensieratezza ed evitare di trascinare altri nelle proprie tare mentali».

C’è, però, un’inversione di rotta, una reazione all’eccessiva perfezione dei social.
«Qualcosa si sta muovendo, la società di sta evolvendo. Il mondo social è diventato più crudo rispetto a quanto non fosse qualche anno fa e, credo, che il merito sia delle nuove generazioni. Non vogliono vedere la perfezione, detestano lo stereotipo del tutto bello sempre».

Cosa glielo fa pensare?
«Banalità, forse, ma prenda la skin care. Se mia madre o mia nonna avessero visto una pubblicità di una crema sponsorizzata da una modella con la pelle perfetta, di certo avrebbero pensato di poterla comprare. Adesso, grazie ai social, nelle pubblicità e nelle foto e nelle Stories possiamo parlare dei problemi di acne, di pelli che sono tutto fuorché perfette».

Eppure, racconta ancora di tare mentali.
«Non credo sia nulla di diverso da quello che provano tante ragazze, soprattutto nell’età dello sviluppo, ma scrivere questo libro è stato impegnativo a livello emotivo. Mi ha costretta a ritirare fuori cose che con il tempo uno tende a dimenticare. Ho dovuto analizzarle nel profondo e mi hanno fatta soffrire, di nuovo. Quel che spero è che la mia sofferenza possa essere d’aiuto ad altri».

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Di quale sofferenza parla?
«Ho avuto dei problemi ad accettare il mio essere donna, il mio corpo che cambiava. Mi sono sempre nascosta sotto capi larghi, e in parte lo faccio ancora. Da fuori, non si percepisce, la televisione restituisce altro ed io la felpa oversize evito di metterla in pubblico. Mi è sempre rimasta, però, una tendenza a voler nascondere anziché mostrare».

Ad oggi, è, però, difficile immaginarla in lotta con il suo corpo.
«Sarei ipocrita, oggi, se dicessi che non mi piace il mio corpo o tenermi in forma, anche se non sono fissata. Ho attraversato una fase, che credo ogni donna si trovi ad attraversare. C’è un corpo che cambia e c’è la fatica di accettarlo. Io volevo essere un maschiaccio, ho fatto pace con me stessa più tardi di altre mie coetanee».

Prima di tante sue coetanee, si è trovata a vivere una vita adulta. Com’è stato crescere anzitempo?
«A tratti, spaventoso. Crescendo, quando ho capito cosa avrei voluto fare nella vita, ho lasciato la mia casa di Vicenza, i genitori che mi hanno sempre protetta, e sono partita da sola per Milano. Ho imparato presto ad affrontare tutto da me: la casa, il lavoro, le delusioni. Non avevo la famiglia vicina, non avevo amici».

Seppur da lontano, però, la sua famiglia l’ha sempre supportata nel suo voler diventare famosa.
«Credo abbiano sempre visto con ammirazione la passione che ho per questo mondo. L’hanno percepita subito, quando, dopo scuola, andavo a registrare in una piccola emittente televisiva di Vicenza».

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Non hanno mai avuto paura?
«Sempre, e sempre ne sono stata consapevole. Credo che i miei genitori tutt’ora abbiano paura, ma credo altresì che abbiano fiducia in me e negli insegnamenti che mi hanno impartito. Da parte mia, so di non dovermi mai vergognare di parlare con loro dei miei problemi. Abbiamo un dialogo continuo, un confronto eterno. Racconto tutto alla mia famiglia».

Quanti «no» sono arrivati agli inizi?
«Tanti. C’è stata una fase in cui ancora non abitavo a Milano. A Milano, gli affitti sono cari, molto più che nelle altre città d’Italia, e io facevo avanti e indietro in treno. Partecipavo ad un sacco di provini, senza criterio. C’era la campagna pubblicitaria ed io sentivo di non essere portata, ma ci andavo lo stesso. Non è mai andata bene, non mi è piaciuto essere un numero in mezzo a tante, seppure in mezzo a tante belle ragazze».

Ha mai pensato di mollare?
«Una sera, a cena, è stata mia madre a suggerirmelo. Mangiavamo un piatto di pasta e, delicatamente, come solo una mamma sa fare, mi ha chiesto se fossi proprio sicura di voler continuare “con questa cosa qui”. L’ho capito, che mi stava dicendo carinamente di cambiare strada».

E cos’è successo poi?
«Un connubio di tante cose. Non è vero che con il solo talento si riesce. Nella vita, purtroppo, ci vuole la fortuna: bisogna trovarsi nel momento giusto al posto giusto. A me è successo, a tante altre no».

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