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Gianna Nannini: “Mio padre si vergognava di me poi abbiamo fatto pace. Ho pianto quando ho letto di Cristina Rosi”

Gianna Nannini: “Mio padre si vergognava di me poi abbiamo fatto pace. Ho pianto quando ho letto di Cristina Rosi”. Gianna Nannini sul padre, i primi esordì e tanto altro, la cantante toscana, 67 anni, si racconta in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Come ha vissuto la pandemia?
«È stato un periodo arido, non sono riuscita a scrivere niente, soltanto da poco ho ripreso. La musica si fa insieme, insieme si sentono le vibrazioni, durante il lockdown si è annullato tutto quello che è stato il contatto umano e fisico, il rock è un’espressione fisica e in pandemia non siamo riusciti a viverlo».

Se chiude gli occhi e pensa alla sua carriera, quali sono stati i concerti più incredibili della sua vita?
«Questo dovrebbero dirlo i fan. Ora come ora, mi vengono in mente i due recenti a Milano del tour La differenza, oltre a quello a Parigi e quello a Londra. Ma se guardo più indietro, forse il più bello è stato all’arena di Verona, quel bellissimo concerto di rock sinfonico sotto la pioggia».

Artemio Franchi non è soltanto il nome di uno stadio, lui era dirigente sportivo ed amico di suo padre?
«Sì, veniva spesso a casa nostra quando mio padre era presidente del Siena, in casa nostra c’erano spesso calciatori e si parlava sempre di calcio, a me però non interessava, la stessa cosa succede quando io canto e mia figlia Penelope si stufa. Quando i genitori danno troppa attenzione a una cosa che gli interessa, il rischio è che un pochino il figlio possa soffrire».

Gianna Nannini: “Mio padre si vergognava di me poi abbiamo fatto pace”

Lei voleva fare altro nella vita, il suo sogno era cantare?
«Sì, però mio padre non voleva, e non veniva neppure ai concerti».

Suo padre non ha visto neppure un concerto?
«Soltanto quello alla Fortezza di Siena nell’estate del 1984, era il tour dell’album Fotoromanza, ma venne con l’eskimo e un cappuccio per non farsi riconoscere, si vergognava, io non lo vidi, me lo dissero dopo che era venuto a vedermi».

Soffriva per questo?
«A quel tempo non mi faceva soffrire perché in quel periodo neppure sapevo chi ero, mi mandavano sul palco e io cantavo, non sapevo chi ero».

Alla fine ce l’ha fatta a diventare cantante?
«Ero una furia, mio babbo non mi teneva».

Poi vi siete chiariti?
«Alla fine sì, lui ha detto che ero un genio, quindi ci siamo riappacificati».

[…] Nei giorni scorsi si è risvegliata dal coma Cristina Rosi, la ragazza aretina, sua fan, a cui aveva mandato un audio messaggio.
«Quando ho letto che si era risvegliata mi sono messa a piangere. Nell’audio messaggio che ho registrato per lei, provavo a chiamarla, le dicevo delle cose per tirarla su, era una specie di richiamo, non so se questo è stato importante, tutto può essere importante, l’dea che abbia avuto un ruolo nel suo risveglio mi emoziona molto, è stato una specie di miracolo. Adesso contribuirò alla raccolta fondi lanciata dal marito per permettere alla famiglia di vivere una vita il più possibile normale».

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