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Spettacolo

Giacomo Poretti: “Libro? Mi auguro di far sentire una cosa ai lettori. Ho paura del derby. Su Aldo e Giovanni…”

Giacomo Poretti: “Libro? Mi auguro di far sentire una cosa ai lettori. Ho paura del derby. Su Aldo e Giovanni…”. Giacomo Poretti sul libro e non solo, l’attore e comico lombardo, 67 anni, spiega alcuni passaggi del suo testo in una intervista a ‘Il Giornale’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] ripartite. Ed è anche appena uscito il suo libro, Un allegro sconcerto, pubblicato dalla Nave di Teseo, che presenterà proprio al Teatro Oscar il 25 settembre con Doninelli. Che cos’è questo «allegro concerto»?
«Quello che mi auguro di far sentire ai lettori. Nei vari racconti del libro, in modo un po’ fantascientifico e provocatorio, si descrive la mancanza di questa meraviglia verso la vita, di questo sconcerto. I personaggi la vivono con sofferenza, perché sono convinti che esista qualcosa di più della normale attitudine pratica che attraversa ormai l’esistenza. Che paroloni, eh».

[…] Si lavora meglio da soli, in coppia o in tre?
«Ogni ambito ha la sua particolarità. Col trio è stato fantastico, molto divertente e anche faticoso. Comunque il mio ambito preferito, sia con loro, sia con Daniela Cristofori, mia moglie, è la scrittura: negli sketch, a teatro, nei libri».

Giacomo Poretti: “Libro? Mi auguro di far sentire una cosa ai lettori”

Che cosa cerca?
«Si cerca la stessa cosa in modi diversi. Con Giovanni e Aldo, da 30 anni, siamo in questa dimensione di gioco: la nostra comicità è questo, è gioco, ed è misteriosa, perché apparentemente non serve, ma in realtà è ricercata e gradita. Non è facile entrare in questa dimensione, e non sai come accada».

[…] Altre dimension?
«L’artista è fortunato perché può occuparsi degli argomenti che ama, del senso delle cose… Con mia moglie Daniela Cristofori ho fatto Funeral Home, una commedia poetica sulla morte e gli anziani, molto divertente. Ora stiamo scrivendo uno spettacolo sul lavoro. E mi piacerebbe molto farne uno sulla follia».

Scrive che la comicità porta «in un’altra realtà». Quale?
«Quella che si vive anche a teatro, che lo spettatore sa benissimo non essere la vita vera e che a un certo punto deve per forza interrompersi, altrimenti regnerebbe l’anarchia».

La comicità può parlare di tutto?
«È la fortuna del comico e del suo linguaggio: pensiamo a Woody Allen e alla morte… Poi dipende dal garbo e dalla gentilezza che ci metti, perché la comicità può essere anche violentissima».

Non la sua.
«Il mio e il nostro stile è più improntato sul gioco, ma non per questo è meno pungente nel rivelare i difetti della realtà e portare a galla temi scomodi».

Giacomo Poretti: “Ho paura del derby”

[…] Una cosa che fa ridere tutti?
«Più che una battuta, un atteggiamento. Quella libertà di giocare, un po’ sfrontata. Le faccio un esempio: quando inizia uno spettacolo, c’è sempre qualcuno in ritardo. Se si recita Shakespeare, tutti fanno finta di niente; il comico invece non vede l’ora: ti sputtano… Scusi, lo spettacolo non era alle 21?. È come dire una verità che tutti hanno lì, sulla punta della lingua, ma non riescono a pronunciare».

Chi la fa ridere?
«Su tutti Stanlio e Ollio, Buster Keaton, Charlie Chaplin, Totò, Aldo Fabrizi. Woody Allen mi diverte moltissimo. E anche Antonio Albanese».

Con Aldo e Giovanni avete vinto il premio per il film che ha portato più pubblico in sala. Un miracolo, post Covid. Come avete fatto?
«E che ne so… Non posso dare tutte le risposte eh».

Di che cosa ha paura?
«Ho le mie preoccupazioni, la perdita delle persone care, le malattie. Insomma di quello che fa paura a tutti. Del derby».

Del palco no?
«No. Beh, all’inizio sempre. Anche dopo trent’anni. Ma dopo passa…».

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