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Spettacolo

Seydou Sarr: “Immigrazione? C’è soprattutto una differenza tra noi e i giovani europei”

Seydou Sarr: “Immigrazione? C’è soprattutto una differenza tra noi e i giovani europei”. Seydou Sarr sull’immigrazione e non solo, l’attore senegalese, 18 anni, rivelazione del film di Garrone “Io capitano”, nonché vincitore del premio Mastroianni, si racconta in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

[…] come è arrivato al provino? Come era la vita in Senegal, cosa vedeva nel suo futuro?
«Sono andato a Thiès, a un’ora e mezza da Dakar, per fare il primo provino per il film e mi hanno chiamato. Come tanti miei coetanei studiavo, nel tempo libero giocava a calcio con gli amici. Il mio sogno a occhi aperti? Diventare un grandissimo giocatore».

Nel film vediamo Seydou che vive con la madre e le sorelle. Come è la sua famiglia?
«Non tanto diversa. Siamo in quattro: tre sorelle, io sono l’unico maschio. Mio padre è morto, mia madre vive in Senegal, fa la casalinga. Una sorella sta studiando in Francia, una vive con la mamma e una invece a Napoli».

Quali sono state le difficoltà per un esordiente come lei?
«La difficoltà maggiore per me è stata prendere confidenza con la telecamera. Appunto, non avevo mai recitato in un film, l’idea mi emozionava. Ma l’ho superata, in qualche modo è venuto naturale. La sorpresa più grande, quando mi sono trovato sul set, è stato capire che era una cosa molto seria, un grande film e che io ne sarei stato parte».

Seydou Sarr: “Immigrazione? C’è una differenza tra noi e i giovani europei”

[…] Che consapevolezza aveva dell’odissea di chi prova a arrivare in Europa? Mai pensato di intraprendere quel viaggio?
«Ne ho sempre sentito parlare in tv, in casa, ma non avevo mai realizzato fino in fondo le dimensioni e i rischi che si corrono attraversando il mare e deserto. In quanto a me, no non avevo mai pensato di farlo».

Garrone ha parlato di ingiustizia, violazione dei diritti umani, a proposito di questi ragazzi, eroi contemporanei, costretti a rischiare la vita per viaggiare. E con Mamadou Kouassi chiede canali di ingresso regolari.
«Ha ragione. Avendo vissuto l’esperienza grazie al film penso che dobbiamo tutti fare uno sforzo per garantire gli stessi diritti umani alle persone: i giovani europei possono andare dove vogliono, al massimo serve un visto oltre a un biglietto, noi rischiamo la vita».

[…] È vero che con Moustapha avete abitato a casa con la madre di Matteo Garrone?
«Sì, è una donna molto generosa, ci ha coccolato, ci ha curato come fossimo figli suoi, provo molta gratitudine. In questi mesi ho anche dovuto affrontare un’operazione agli occhi. Ce ne siamo accorti per caso, mia mamma ha avuto un problema, pensavamo riguardasse solo lei. Ma avevo male agli occhi e mi sono fatto controllare. Grazie all’aiuto tempestivo di Matteo mi hanno operato e ho risolto».

Cosa vorrebbe dire ai vostri coetanei italiani?
«Di essere consapevoli di avere la fortuna di non dover mettere a rischio la vita per avere il diritto viaggiare. Per noi non è così, il film mostra esattamente cosa succede nel deserto e nel mare ai migranti. I loro sogni, gli orrori che affrontano».

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