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Abortisce ma l’ospedale rifiuta il feto: coppia costretta a conservare i resti del figlio in frigo

Abortisce ma l’ospedale rifiuta il feto: coppia costretta a conservare i resti del figlio in frigo. La storia da film horror arriva dal Regno Unito, dove una coppia ha raccontato la tremenda agonia che hanno vissuto: i due sono stati costretti a tenere i resti del loro bambino nel frigorifero di casa perché l’ospedale si è rifiutato di prenderli. Laura e Lawrence Brody hanno detto di essersi sentiti “portati all’inferno” quando sono stati rimandati a casa dall’ospedale con il figlio in un contenitore di plastica.

La coppia si era recata al pronto soccorso della struttura sanitaria londinese dopo che la donna, al quarto mese di gravidanza, aveva subito un aborto spontaneo a casa. Ma le è stato detto che non c’era un posto sicuro dove riporre i resti e sono stati costretti a sedersi in una sala d’attesa generale per cinque ore con il feto in una scatola. A quel punto hanno deciso di portarlo a casa.

“Ho preso una scatola di tupperware e ci ho messo i resti del mio bambino. Ho liberato un po’ di spazio nel nostro frigorifero ed ho riposto il contenitore. È stato un momento surreale quello di liberare spazio nel mio frigorifero”, le parole della coppia alla Bbc e riprese dal Daily Mail. Sull’episodio è stata aperta un’indagine interna all’ospedale, dove inizialmente le era stato detto che il loro bambino aveva ancora un battito cardiaco e sarebbe sopravvissuto.

Abortisce ma l’ospedale rifiuta il feto: costretti a conservarlo in frigo

Il calvario è infatti iniziato giorni dopo, quando il cuoricino del feto ha smesso di battere. Alla coppia è stato detto di aspettare a casa fino a quando non fosse disponibile un letto per la signora Brody per dare alla luce il figlio morto. Ma due giorni dopo la donna si è svegliata con un forte dolore e si è precipitata in bagno dove ha partorito il bambino.

La coppia ha chiamato il numero di soccorso ma è stato detto loro che non era un’emergenza, quindi hanno avvolto i resti del loro bambino in un panno umido, lo hanno messo in una scatola e si sono diretti al pronto soccorso. Qui il personale non li avrebbe trattati bene, confinanandoli sulle sedie di una sala d’aspetto per ore: “Ero lì con il mio bambino in una scatola di tupperware, a piangere, con altre 20 o 30 persone in quella sala d’attesa”, ha detto la signora Brody alla BBC.

Hanno aspettato lì per quasi cinque ore nel pronto soccorso con un “caldo soffocante” e i resti del loro bambino sigillati in un barattolo di plastica. Quindi la decisione di tornare a casa e mettere il contenitore nel proprio frigo.

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