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Inzaghi: “Matrimonio a giugno ma doveva esserci 2 anni fa. Da piccolo mi è apparso un fantasma che mi ha segnato la vita”

Inzaghi: “Matrimonio a giugno ma doveva esserci 2 anni fa. Da piccolo mi è apparso un fantasma che mi ha segnato la vita”. Filippo Inzaghi sul matrimonio e non solo, l’ex calciatore oggi allenatore, 50 anni, ripercorre le tappe della sua vita privata e professionale in una intervista a ‘Il Corriere della Sera’. Ve ne proponiamo alcuni passaggi.

Pippo Inzaghi, come sono i suoi cinquant’anni?
«Sereni. Ho fatto tante cose, ho vinto e ho perso. Se fino a pochi anni fa lei mi avesse chiesto che cosa viene prima nella mia vita io le avrei risposto senza dubbio “il pallone”. Oggi le dico “i miei due figli”».

Edoardo, due anni, e Emilia, nata nel marzo scorso. Porteranno loro le fedi all’altare il prossimo 24 giugno, quando lei e Angela Robusti vi sposerete?
«Se tutto va bene, sì».

In che senso?
«Dovevamo sposarci due anni fa, poi Angela (compagna di Inzaghi dal 2017, ndr) è rimasta incinta. Col tempo ho imparato a programmare di meno e a godermi i giorni».

La sua autobiografia si intitola «Il momento giusto». È un incrocio di casualità e determinazione?
«Da quando ero un ragazzino che giocava nel campetto di cemento di San Nicolò di Piacenza, ho lavorato per diventare un bravo calciatore. Anzi, un grande calciatore: un giorno mi apparve “il fantasma” di Gerd Müller, lo storico attaccante del Bayern Monaco e della Germania Ovest, che aveva segnato 69 reti nelle coppe europee. Ero un ragazzo, rimasi folgorato. Il giorno che ho superato il record di Müller è stato tra i più belli della mia vita».

Inzaghi: “Matrimonio a giugno ma doveva esserci 2 anni fa”

Più bello della finale di Champions di Atene del 2007 con la maglia del Milan?
«Non esageriamo. La doppietta contro il Liverpool è stata il mio momento più giusto. Due a uno e i tifosi impazziti. Ma lo sa che Berlusconi me lo aveva predetto alla vigilia?»

Davvero?
«La mia presenza in campo è stata in dubbio fino a poche ore prima. Non ero al massimo e si stava già scaldando Gilardino, poi Ancelotti si impuntò. E Berlusconi mi telefonò. “Sono sicuro”, mi disse, “che lei domani farà due gol”. E così fu. Naturalmente, alla fine della partita, il presidente mi chiamò per complimentarsi ma anche per dirmi “Glielo avevo detto io”».

Le manca Berlusconi?
«Molto. Ma di quel Milan mi mancano tante persone. Carlo Ancelotti, per dire. È un uomo intelligente, umano, presente. Una volta per il mio compleanno, che cade il 9 agosto, lasciò libera tutta la squadra per farci festeggiare. Compivo trent’anni: nessuno ci pensa mai, ma la tensione per un calciatore aumenta con l’età».

[…] A Venezia, poi, ha conosciuto Angela.
«Un caso. Quando ero lì non uscivo mai e, se uscivo, indossavo la tuta. Quella sera non so come andai a una festa. La notai non solo perché è bellissima, ma anche perché era l’unica, insieme a me, ad avere in mano un bicchiere d’acqua. Dopo qualche settimana, venne a stare da me. Dopo due figli e una convivenza ormai rodata, ci sposeremo».

Altre storie importanti, prima di lei?
«Quella con Alessia Ventura, durata tre anni. Oggi lei ha una sua famiglia, abbiamo un bellissimo rapporto di amicizia».

Inzaghi: “Per andareal Milan ho rinunciato ai soldi”

[…] È vero che per passare dalla Juve al Milan lei rinunciò a un sacco di soldi?
«Galliani mi telefonò: “Pippo, ballano cinque miliardi di lire e non riusciamo a trovare una soluzione”. D’istinto, risposi: “Non si preoccupi, ce li metto io”. Avrei firmato un contratto di cinque anni e rinunciato a un miliardo di stipendio per ciascuna stagione».

Mamma e papà come reagirono?
«Applaudirono. Perché loro ci hanno sempre insegnato a inseguire il cuore e non il portafoglio. Oggi li ringrazio anche per questo».

[…] Che cosa rappresenta per lei «il Mone», Simone Inzaghi, il fratello di appena due anni più giovane eppure così simile a lei?
«Potrei risponderle “tutto”. Sa che non abbiamo mai litigato? Cosa rarissima tra fratelli. Ogni volta che uno dei due finisce una partita, la prima telefonata è per l’altro».

Vi somigliate moltissimo.
«La verità è che adesso lui è quello famoso e per strada capita che mi chiamino Simone. Non può che farmi piacere, anche perché so bene che cosa vuol dire allenare una squadra a grandi livelli» (attualmente Simone allena l’Inter, ndr).

[…] Se le dico «Torino» che cosa le viene in mente?
«Una strana gioia. Certo, non quella gioia piena che mi dà San Siro, però anche il periodo con la Juve è stato bello. Quando battei il record di Müller tra i messaggini che arrivarono c’era anche quello di Andrea Agnelli».

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